Farmaci per l'ipertensione
I farmaci per l’ipertensione, noti anche come antipertensivi, sono fondamentali nel trattamento di questa condizione.
Non curano la malattia, ma aiutano a tenerla sotto controllo e a ridurre l’insorgenza di complicanze. Ne esistono di tanti tipi ed è anche possibile combinarli per ottenere risultati migliori.
È importante che il paziente iperteso acquisisca familiarità con le diverse alternative farmacologiche, in parte come mezzo per aumentare la consapevolezza. La scelta del farmaco dipende dal grado di ipertensione, l’età, la presenza di malattie concomitanti, l’assunzione di altri farmaci e altri criteri aggiuntivi.
In questo articolo vedremo i gruppi in cui sono suddivisi i farmaci per l’ipertensione e i più utilizzati.
Come agiscono i farmaci per l’ipertensione?
Non tutti i farmaci per l’ipertensione agiscono allo stesso modo. Sebbene l’obiettivo sia lo stesso, ridurre la pressione, lo raggiungono in modi diversi. Secondo il sito dei Centers for Disease Control and Prevention statunitense (CDC), i principali meccanismi sono:
- Rilassare i vasi sanguigni.
- Bloccare l’attività nervosa che può restringere le arterie.
- Far battere il cuore con meno forza.
- Aiutare il corpo a liberarsi dell’acqua in eccesso.
Questo è il modo in cui funziona la maggior parte dei farmaci per l’ipertensione. Il risultato è che i livelli di pressione arteriosa scendono a valori prossimi, uguali o inferiori a 120/80 mmHg, range suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Allo stesso tempo, aiutano a prevenire lo sviluppo di complicanze come infarto del miocardio, insufficienza renale, ictus e molte altre. Con questo in mente, vediamo come vengono classificati i farmaci e quali sono i più utilizzati a seconda dei casi.
Tipi di farmaci per l’ipertensione
Esistono diverse classi di farmaci per l’ipertensione, ognuna con meccanismi, effetti collaterali e raccomandazioni. Seguiremo la classificazione suggerita dall’American Heart Association (AHA) e approvata dalla Food And Drug Administration (FDA) per il trattamento dell’ipertensione:
Diuretici
Sono il gruppo di farmaci più usato per l’ipertensione. Esistono tre tipi: diuretici dell’ansa (loop diuretics), tiazidici e risparmiatori di potassio. In generale, agiscono aiutando i reni a eliminare l’acqua in eccesso e il sodio con conseguente calo della pressione arteriosa.
Gli studi certificano l’efficacia di questo gruppo di farmaci insieme ad altri tipi di farmaci antipertensivi, in alcuni gruppi di età e in presenza di malattie sottostanti. Tra i più comuni troviamo:
- Indapamide (Lozol).
- Metolazone (Mykroz e Zaroxolyn).
- Clortalidone (Igroton).
- Clorotiazide (Diuril).
- Idroclorotiazide (Esidrex, Hydrodiuril e Microzide).
- Amiloride cloridrato (Midamar).
- Triamterene (Dyrenium).
- Furosemide (Lasix).
- Bumetanide (Bumex).
Esiste anche la categoria dei diuretici combinati, ad esempio, amiloride cloridrato + idroclorotiazide (Moduretic). Tra gli effetti collaterali si evidenziano i seguenti:
- Aumento della minzione (per questo motivo è preferibile assumere il farmaco appena svegli).
- Vertigini.
- Aumento dei livelli di zucchero nel sangue.
- Episodi di gotta.
L’uso dovrebbe essere evitato durante l’allattamento, poiché il farmaco può passare al bambino attraverso il latte materno. In caso di disturbi renali o epatici sottostanti, è necessario un monitoraggio continuo, oppure optare per un trattamento alternativo.
Beta bloccanti
Conosciuti anche come beta-bloccanti adrenergici, agiscono bloccando gli effetti dell’adrenalina nel corpo. Di conseguenza, la frequenza cardiaca rallenta e il cuore è sottoposto a minore sforzo. Ciò si traduce in una riduzione della pressione arteriosa.
Sebbene non siano più considerati un farmaco di prima linea, gli studi continuano a dimostrare la loro utilità nel contrastare gli effetti collaterali dell’ipertensione. Sono anche usati per l’angina pectoris, l’insufficienza cardiaca e l’infarto del miocardio. I più utilizzati sono:
- Atenololo (Tenormin).
- Propranololo (Inderal).
- Betaxololo (Kerlon).
- Acebutololo (Sectral).
- Timololo (Blocadren).
- Bisoprololo (Zebeta).
- Carteol.
Alcuni degli effetti collaterali che possono causare includono:
- Affaticamento.
- Disfunzione sessuale.
- Insonnia.
- Dispnea.
- Mal di stomaco.
Non devono essere somministrati in caso di battito cardiaco lento, shock, blocco cardiaco, asma, malattie della tiroide, del fegato o dei reni e alle donne in gravidanza.
Inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina
Sono noti anche come ACE inibitori; il loro compito è inibire la produzione dell’angiotensina, ormone con qualità vasocostrittrici. La sua assenza provoca la dilatazione dei vasi sanguigni e quindi la riduzione della pressione.
In generale, secondo la ricerca. è un gruppo di farmaci molto ben tollerato, anche qualora il trattamento sia a lungo termine. Tra i più prescritti:
- Captopril (Capoten).
- Enalapril (Vasotec).
- Perindopril (Aceon).
- Quinapril (Accupril).
- Benazepril (Lotensin).
- Lisinopril (Zestril e Prinivil).
- Ramipril (Altace).
- Fosinipril (Monopril).
Alcuni degli effetti avversi sono vertigini, mal di testa, perdita del gusto, tosse e livelli elevati di potassio. Non è raccomandato nelle donne in gravidanza.
Bloccanti del recettore dell’angiotensina II
Conosciuti come ARB , agiscono bloccando gli effetti dell’angiotensina. Agiscono direttamente sui recettori, specie di solchi chimici di cui l’angiotensina ha bisogno per adattarsi ed esercitare il suo effetto. Di conseguenza, non si genera vasocostrizione e le arterie restano dilatate.
Questo gruppo di farmaci non dovrebbe essere usato durante la gravidanza, l’allattamento e nei bambini (essendo scarsi gli studi). È possibile che negli anziani sia necessario un aggiustamento della dose, cominciando da un basso dosaggio che verrà eventualmente aumentato. I farmaci più comunemente usati in questo gruppo sono i seguenti:
- Losartan potassio (Cozaar).
- Valsartan (Diovan).
- Candesartan (Atacand).
- Irbesartan (Avapro).
- Olmesartan (Benicar).
- Telmisartan (Micardis).
Gli effetti collaterali sono poco frequenti, tra cui vertigini e iperkaliemia. Come per tutti i gruppi, possono verificarsi reazioni allergiche.
Calcio-antagonisti
Impediscono al calcio di penetrare nelle pareti muscolari lisce del cuore e delle arterie, di stimolare la contrazione cardiaca e la vasocostrizione, e aumentare di conseguenza, la pressione. Riducendo il calcio, la contrazione è più lieve, con un conseguente effetto rilassante.
Gli studi indicano che l’uso di questo gruppo con altri farmaci può portare a effetti avversi. Ad esempio, con alcuni antimicotici come il fluconazolo o l’itraconazolo, i calcioantagonisti interagiscono in modo sfavorevole. Tra i più utilizzati citiamo i seguenti:
- Amlodipina (Norvasc).
- Felodipina (Plendil).
- Nifedipina (Procardia e Adalat).
- Bepridil (Vasocor).
- Diltiazem (Cardizem, Dilacor e Tiazac).
- Clevidipina (Cleviprex).
Tra gli effetti indesiderati troviamo vertigini, stipsi, mal di testa, gonfiore alle caviglie e sonnolenza. Non devono essere usati in presenza di malattie cardiache, in donne in gravidanza o in allattamento.
Alfa bloccanti
Agiscono direttamente sull’ormone noradrenalina, che impedisce alle pareti dei vasi sanguigni di contrarsi. Possono essere ad azione rapida o lenta; possono anche essere utili per migliorare il flusso di urina in alcuni pazienti.
Di solito sono utilizzati insieme ad altri farmaci per la pressione, poiché la monoterapia in alcuni casi è insufficiente. Quelli attualmente commercializzati sono i seguenti:
- Doxazosina (Cardura).
- Prazosina (Minipress).
- Terazosina (Hytrin).
- Fenossibenzamina (Dibenzilina).
Come effetti avversi, possono aumentare la frequenza cardiaca, favorire cali di pressione sanguigna (ipotensione) e vertigini. Per questo motivo, la somministrazione negli anziani deve essere attentamente monitorata.
Agonisti dei recettori alfa 2
Sono anche conosciuti come agonisti alfa 2 adrenergici. L’evidenza li considera utili per prevenire episodi di pressone alta e alterazione della frequenza cardiaca durante gli interventi chirurgici, nonché per la successiva protezione del muscolo cardiaco.
Agiscono riducendo la componente simpatica del sistema nervoso autonomo, fatto che porta a una riduzione della pressione. Il farmaco più utilizzato è la metildopa. È considerato un farmaco di prima linea in gravidanza, purché costantemente monitorato. Può causare sonnolenza e vertigini.
Alfa e beta bloccanti combinati
Sono somministrati per via endovenosa in caso di crisi ipertensiva. In alcuni casi possono essere prescritti al di fuori di questa indicazione, soprattutto se il paziente è a rischio di insufficienza cardiaca.
L’effetto avverso più comune è l’ipotensione ortostatica, quindi devono essere somministrati con cautela. I farmaci più prescritti sono Carvedilolo (Coreg) e Labetalolo (Trandate).
Agonisti ad azione centrale
Sono anche conosciuti come agenti alfa adrenergici ad azione centrale. Funzionano bloccando i segnali dal cervello al sistema nervoso che stimolano il restringimento dei vasi sanguigni e l’aumento della frequenza cardiaca. I più utilizzati sono:
- Clonidina (Catapresan).
- Guanfacina (Tenex).
- Metildopa (Aldomet).
- Guanabenz (Wytensin).
Gli effetti collaterali sono secchezza delle fauci, stipsi, sonnolenza e ipotensione. La loro assunzione non deve essere interrotta bruscamente, poiché la pressione sanguigna può salire a livelli pericolosi. È da evitare il consumo di alcol, in quanto le reazioni avverse potrebbero peggiorare.
Inibitori adrenergici periferici
Bloccano i neurotrasmettitori che inviano segnali di contrazione ai muscoli lisci. Non fanno parte della prima linea di farmaci per l’ipertensione. In effetti, il loro uso è raro; vengono impiegati quando gli altri gruppi di farmaci sono mal tollerati.
Gli effetti collaterali più comuni sono diarrea, congestione nasale, disturbi gastrici, insonnia e ipotensione ortostatica. Un esempio di questo gruppo sono Guanadrel (Hylorel), Guanetidina (Ismelin) e Reserpina (Serpasil).
Vasodilatatori
Agiscono direttamente sui vasi sanguigni, in particolare sulle arteriole. Il loro effetto vasodilatatore rilassa le pareti delle arterie facendo circolare il sangue con minore resistenza. Possono causare mal di testa, gonfiore e disturbi articolari.
I dilatatori dei vasi sanguigni più comunemente usati sono il Minoxidil (Loniten) e l’Idralazina cloridrato (Apresolin). Questi farmaci devono essere somministrati con cautela a causa della loro interazione negativa con altri farmaci o in presenza di altre malattie.
Domande frequenti sui farmaci per l’ipertensione
La scelta dei farmaci per l’ipertensione di solito dipende dal livello di tolleranza del corpo. Se l’effetto non è quello desiderato, dopo un paio di settimane lo specialista proverà altre soluzioni. Non è raro che si utilizzi più di un farmaco contemporaneamente per migliorare i risultati.
La FDA consiglia l’acquisto di un misuratore di pressione arteriosa per monitorare i valori dopo l’inizio del trattamento. È un metodo economico, sicuro e veloce per controllare i livelli di pressione da casa.
Qual è il dosaggio consigliato?
La dose è prescritta dallo specialista in base all’età, ad eventuali malattie concomitanti, al peso, all’interazione con altri farmaci e alla gravità dell’ipertensione. Se il paziente non mostra miglioramenti o gli effetti collaterali sono molto persistenti, occorre procedere con un aggiustamento della dose.
Non bisogna mai apportare modifiche al trattamento senza parere del medico. Se attraverso un misuratore di pressione digitale vi accorgete che i valori sono alti, contattate il medico, senza abbandonare il trattamento prescritto.
Cosa devo fare se dimentico di prendere il farmaco?
È bene assumere il medicinale il prima possibile, a meno che l’orario per la dose successiva sia molto vicino (meno di 12 ore). Un’assunzione ravvicinata è da evitare a causa del rischio di sovradosaggio del farmaco. Ciò può portare a un peggioramento degli effetti collaterali o a reazioni pericolose a livello del cuore o dei reni.
Come devo comportarmi in caso di sovradosaggio?
Occorre sottoporsi a controllo medico il prima possibile, poiché a seconda del gruppo di farmaci antipertensivi, le prognosi possono essere persino fatali. Il sovradosaggio di beta-bloccanti, ad esempio, è uno dei più pericolosi. Il pronto soccorso sarà in grado di eseguire gli esami necessari per valutare la gravità dell’episodio e le sue conseguenze.
Come conservare o smaltire i farmaci per l’ipertensione?
Il medicinale deve essere conservato in un luogo asciutto, al riparo dall’umidità o dal sole. Assicuratevi che la temperatura oscilli tra 15 e 30 gradi e garantisca la buona conservazione del farmaco. Tenete fuori dalla portata dei minori, soprattutto in presenza di neonati o bambini molto piccoli. Il farmaco può essere smaltito in farmacia, nell’apposito contenitore.
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