Disturbo da stress post-traumatico: sintomi e caratteristiche
Per disturbo da stress post-traumatico (PTSD) si intendono le conseguenze psicologiche, sia immediate che a lungo termine, di esperienze traumatiche di natura estrema o catastrofica.
Questi fenomeni sono stati studiati in modo speciale nelle situazioni belliche. In effetti, i sintomi venivano in precedenza chiamati “stanchezza da combattimento o nevrosi da guerra”.
Dati sul disturbo da stress post-traumatico
Durante la prima guerra mondiale, guerra di trincea e di combattimenti corpo a corpo, le percentuali di questo disturbo raggiunsero il 23% dei militari. La guerra del Vietnam accese un grande dibattito negli Stati Uniti circa le conseguenze dei traumi psicologici della guerra. Il PTSD è stato senza dubbio il fenomeno più studiato.
Secondo alcune stime, dal 20 al 30% dei veterani di questa guerra manifestava sintomi di PTSD e il 50% sintomi legati al combattimento.
Se invece consideriamo la seconda guerra mondiale, secondo uno studio sull’olocausto nazista, il 75% dei sopravvissuti ai campi di concentramento, 50 anni dopo, continua a presentare gravi sintomi di PTSD e mostra ancora alterazioni nei livelli di catecolamine cerebrali.
L’esposizione a uno stress intenso aumenta l’insorgenza di altre malattie a lungo termine. In uno studio condotto 20 anni dopo la guerra del Vietnam su un campione di 1.399 veterani, 332 avevano sofferto o soffrivano di PTSD.
Rispetto a un gruppo di controllo di reduci della stessa guerra, i pazienti con PTSD avevano mostrato una maggiore prevalenza di malattie cardiovascolari, digestive, muscolari, endocrine, del sistema nervoso, respiratorie, infettive, ecc. Questi risultati si erano ottenuti dopo aver controllato i classici fattori di rischio.
Caratteristiche del disturbo da stress post-traumatico
Questo disturbo si verifica quando una persona ha vissuto o è stata testimone di un evento traumatico al di fuori della gamma della normale esperienza umana e che sarebbe molto traumatico per quasi tutti. La risposta a queste situazioni è un’intensa paura o disperazione. Alcuni esempi di evento sono:
- Decessi.
- Situazioni che comportano rischio per la vita.
- Catastrofi.
- Violenze.
Sintomi
L’evento traumatico è rivissuto in modo persistente attraverso:
- Ricordi ricorrenti (che possono essere molto vividi).
- Sogni o incubi.
- Sensazione che l’evento si possa ripetere.
- Intenso malessere psicologico o risposte somatiche quando si è esposti a eventi che ricordano alcuni aspetti dell’evento traumatico.
L’atteggiamento comune è cercare di evitare gli stimoli associati al trauma, nonché attenuare la reattività generale. I possibili sintomi sono, quindi:
- Evitare pensieri o conversazioni sul trauma.
- Evitare attività, luoghi o persone che abbiano un collegamento con il trauma.
- Incapacità di ricordare un aspetto importante del trauma, cioè la presenza di amnesia psicogena o dissociativa. Per alcuni autori, l’amnesia psicogena sarebbe una forma dissociativa di PTSD.
- Forte riduzione dell’interesse o della partecipazione a precedenti attività significative (nei bambini, perdita di abilità già acquisite come capacità di linguaggio o controllo dello sfintere).
- Sensazione di distacco o alienazione.
- Restrizione della vita affettiva, per esempio, incapacità di provare sentimenti d’amore.
- Sensazione di avere un avvenire di breve durata (perdita di interesse a sposarsi, a finire la scuola, a cercare lavoro).
- Sintomi persistenti di aumento dello stato di eccitazione, come difficoltà a dormire, irritabilità, difficoltà di concentrazione, ipervigilanza o risposte di allarme esagerate.
Leggete anche: Disturbo da evitamento esperienziale
Si parla di PTSD acuto se i sintomi durano meno di 3 mesi, cronico, se durano più di 3 mesi, e ad esordio ritardato, quando sono trascorsi almeno sei mesi tra l’evento traumatico e l’insorgenza dei sintomi. Il PTSD è un disturbo con elevata morbilità, resistenza al trattamento e decorso cronico.
Nucleo del trauma
Il nucleo di questo tipo di trauma è nel ricordo ripetitivo dell’evento traumatico. Questo tipo di memoria è più attiva e condiziona le altre esperienze psicologiche. Questi ricordi sono incisi nell’amigdala e creano un’impronta indelebile dell’evento.
L’amigdala diventa così ipereccitabile, una specie di interruttore pronto a far scattare l’allarme nel cervello al minimo ricordo dell’evento.
Il disturbo abbassa in modo drastico la soglia di allarme nel sistema nervoso, provocando risposte difensive alle situazioni quotidiane come se fossero pericoli reali; è quindi presente una maggiore suscettibilità allo stress psicologico in generale.
Sembra che eventi messi in atto dall’uomo come stupri, rapine o situazioni di violenza siano più incisivi dei disastri naturali; vi è anche un tasso di suicidio correlato maggiore. Probabilmente la vittima di questo tipo di violenza sente di essere stata scelta in modo deliberato. Ciò mina la sua fiducia negli altri e la sicurezza del mondo interpersonale, innescando attribuzioni più interne.
Potrebbe interessarvi anche: Misofonia: sintomi, cause e trattamento
Terapia per il PTSD
La terapia più efficace è l’esposizione con prevenzione della risposta di evitamento (dal vivo o nell’immaginazione, progressiva o totale) alla situazione temuta. Nel caso del PTSD, ciò è molto difficile a causa della natura stessa della situazione temuta, associata a un pericolo reale e certo.
Inoltre, i cambiamenti cerebrali causati dal trauma sono così potenti che qualsiasi reminiscenza della situazione originale innesca un’attivazione emotiva così forte che la risposta di panico può essere rinforzata come se fosse la circostanza originale. È difficile trovare una situazione in cui l’oggetto temuto possa essere avvicinato con un senso di calma, il che rende più difficile il trattamento.
Il riapprendimento in questo disturbo deve avvenire a livello corticale (in particolare prefrontale), poiché la paura originaria registrata nell’amigdala non scomparirà mai del tutto. Pertanto, è la corteccia prefrontale che deve inibire attivamente la risposta di panico innescata dall’amigdala.
Il ricordo consapevole e deliberato, il più minuzioso possibile, è essenziale nella terapia del disturbo da stress post-traumatico, almeno negli adulti. È importante che il paziente esprima verbalmente tutti gli aspetti del trauma; in questo modo i ricordi vengono portati sotto il controllo della neocorteccia e le reazioni suscitate sono meglio comprese e dirette.
Conclusione
In conclusione, il disturbo da stress post-traumatico rientra tra i disturbi da trauma e da stress descritti nel DSM-5. La sua origine è l’esposizione a una situazione traumatica che minaccia la vita o l’integrità dell’individuo.
Questa esperienza genera una traccia molto difficile da cancellare nella memoria. Pertanto, può essere efficace la terapia cognitivo-comportamentale che aiuti a minimizzare l’impatto emotivo del ricordo traumatico.
- Danzi, B. A. A., & La Greca, A. M. (2017). Optimizando el umbral clínico para el TEPT: extendiendo criterios del DSM-5 de preescolares a niños de edad escolar. International Journal of Clinical and Health Psychology, 17(3), 234-241.
- Echeburúa, E., Amor, P. J., Sarasua, B., Zubizarreta, I., Holgado-Tello, F. P., & Muñoz, J. M. (2016). Escala de Gravedad de Síntomas Revisada (EGS-R) del Trastorno de Estrés Postraumático según el DSM-5: propiedades psicométricas. Terapia psicológica, 34(2), 111-128.
- Gómez-Gutiérrez, M., Chaparro-Morillo, G., Martín-de-Francisco, C., & Crespo, M. (2018). Tratamiento cognitivo-conductual de un caso de estrés postraumático por accidente ferroviario.¿ Éxito terapéutico o evitación?. Clínica y Salud, 29(2), 101-104.