Disturbo da evitamento esperienziale

Il disturbo da evitamento esperienziale può limitare la qualità della vita in diversi modi. Le persone con una storia di abuso sessuale o disturbo d'ansia generalizzato hanno maggiori probabilità di soffrire di questa condizione.
Disturbo da evitamento esperienziale
Paula Villasante

Scritto e verificato la psicóloga Paula Villasante.

Ultimo aggiornamento: 04 aprile, 2021

Una persona che soffre di disturbo da evitamento esperienziale mette in atto in modo rigido e inflessibile determinati comportamenti evitanti. Ciò può ostacolare il raggiungimento degli obiettivi, diminuire il contatto con la realtà e diminuire in generale le prestazioni personali.

È un disturbo complesso con varie cause psicopatologiche. Oggi, tuttavia, esistono diverse tecniche psicologiche in grado di generare un cambiamento o migliorare la qualità della vita di chi ne soffre.

Se volete scoprire le caratteristiche principali di questa patologia, vi invitiamo a continuare a leggere.

Cos’è il comportamento da evitamento esperienziale?

Alla base dell’evitamento esperienziale vi è un eccesso di valutazioni negative. È caratterizzato da pensieri, sentimenti e sensazioni indesiderati, dalla riluttanza a sperimentare tali eventi privati e dallo sforzo deliberato di rifuggirli.

In alcuni contesti, la tendenza a reprimere può essere vista come una strategia di autoprotezione volta a prevenire precise conseguenze negative.

Un esempio di repressione è, ad esempio, cercare di non mostrare segni d’ansia durante un colloquio di lavoro. La stessa cosa accade quando si controlla la sensazione di noia nel parlare a una persona importante o ci si preoccupa di tenere a bada la paura quando si deve affrontare una situazione rischiosa.

In questi contesti, l’evitamento esperienziale può rappresentare, a breve termine, una strategia positiva nella gestione dell’espressione emotiva. Quando si verifica in un periodo di tempo limitato, infatti, le conseguenze negative sono ridotte.

In altre parole, se l’evitamento non arriva a ostacolare le nostre attività quotidiane, non è da considerare un problema. Tuttavia, può diventarlo se applicato in modo rigido e inflessibile, come vedremo di seguito.

Disturbo da evitamento esperienziale

Questa patologia può essere intesa come un modello comportamentale di evitamento generalizzato, inefficace e regolato verbalmente.

Ciò può essere descritto secondo il paradigma classico dell’autocontrollo, con l’aggiunta di teorie più recenti sul comportamento verbale e la risposta relazionale derivata.

In qualche modo, questo disturbo può essere considerato come un caso speciale di mancanza di autocontrollo in cui la persona è giunta, attraverso la propria situazione personale, a valutare “il bisogno di sentirsi bene” come una priorità assoluta per muoversi nella vita di ogni giorno.

In questo modello di comportamento, l’attenzione della persona è rivolta al tentativo di eliminare ed evitare il disagio immediato. Ma spesso questo porta a un generale deterioramento della vita personale.

È un fatto paradossale che chi soffre di disturbo da evitamento esperienziale sia convinto che il suo piano d’azione e il suo comportamento siano corretti e necessari per vivere.

Un esempio potrebbe essere un pensiero come: “Non posso convivere con questi pensieri terribili e dolorosi. Devo fare qualcosa per sbarazzarmene”.

Questo modello di comportamento è controllato da una riduzione immediata del dolore e dell’angoscia (rinforzo negativo) e dallo straordinaria convinzione di “fare la cosa giusta” o di essere coerenti con i propri pensieri (rinforzo positivo).

In altre parole, porta a sentire che le azioni intraprese sono corrette per raggiungere gli obiettivi. Una persona che agisce in questo modo, quindi, non avrà modo di imboccare una direzione diversa.

Il disturbo da evitamento esperienziale è espresso in modo molto vario
Il disturbo da evitamento esperienziale è espresso in modo molto vario, poiché dipende dal modo in cui la persona gestisce la situazione.

Evitamento esperienziale: quando è patologico?

L’evitamento esperienziale, di per sé, è una parte normale dell’espressione e non necessariamente sfocia in un processo patologico. Tuttavia, è importante cercare aiuto quando l’evitamento si estende a un repertorio più ampio di eventi.

Un’analisi del disturbo da evitamento esperienziale deve tenere conto delle condizioni in cui l’ansia si intensifica fino a diventare una barriera, nonostante i diversi tentativi di sbarazzarsene.

Il disturbo da evitamento esperienziale si mantiene grazie al comportamento della persona in accordo con meccanismi di valutazione, ragionamento e regolazione verbale nel controllare gli eventi personali.

Il costrutto di evitamento esperienziale

È un fatto ben noto alla comunità scientifica che gli animali, compreso l’uomo, cercano di evitare gli eventi negativi. Ad esempio, quando un topo riceve una scossa elettrica in una gabbia, sarà riluttante a tornare lì.

Questo ha un chiaro valore nella sopravvivenza, nel senso che, grazie a questa capacità di fuggire alle situazioni di pericolo, evitiamo di danneggiare il nostro corpo.

Tuttavia, la ricerca suggerisce che il problema dell’evitamento esperienziale è radicato nelle funzioni letterali e valutative del linguaggio umano e della cognizione. Ciò significa che verbalizzare il dolore può far sì che venga rivissuto.

Pertanto, la lingua aumenta il numero di potenziali segnali di pericolo. Un essere umano può essere motivato a evitare non solo i segnali di un pericolo reale, ma anche le rappresentazioni simboliche di quel pericolo.

Strategie cognitive e affettive utilizzate nell’evitamento esperienziale

L’idea che gli esseri umani siano motivati a evitare esperienze avverse è attestata da una letteratura sostanziale. Le strategie cognitive e affettive utilizzate sono le seguenti:

  • Soppressione del pensiero.
  • Soppressione delle emozioni.
  • Auto-inganno.
  • Rivalutazione.

Le strategie cognitive come la soppressione e il controllo del pensiero implicano la tendenza generale a reprimere i pensieri indesiderati e controllarli attraverso mezzi come la distrazione e la preoccupazione.

È stato dimostrato che queste strategie portano a un paradossale aumento della comparsa di alcuni pensieri.

Allo stesso modo, è stato dimostrato che la soppressione emotiva è associata a scarsi livelli di salute fisica e psicologica.

L’evitamento o la tendenza a mettere in atto strategie di evitamento comportamentale in risposta a situazioni stressanti, è anche associato a conseguenze negative sulla psiche.

Ciascuna di queste strategie può essere intesa come evitamento esperienziale, nel senso che rappresentano metodi specifici con cui vengono intrapresi i passaggi per alterare le esperienze private avversive.

L’evitamento esperienziale e la sua psicopatologia

Da un punto di vista psicopatologico, ci sono diversi modi per produrre l’evitamento esperienziale. Vediamo i tre percorsi principali.

Prima strategia

Le strategie di evitamento deliberate sono spesso verbali e coinvolgono l’elemento evitato. Un esempio può essere l’affermazione: “Oggi non penserò a fare uso di eroina”, che include la rappresentazione simbolica del consumo di eroina.

In questo modo, l’elemento evitato può in realtà diventare più accessibile e influenzare il pensiero e il comportamento.

Seconda strategia

In questo caso, le esperienze private sono spesso condizionate e quindi potrebbero non rispondere alle strategie di controllo verbale.

Il lavoro sui percorsi neurali del condizionamento alla paura indica che le aree corticali superiori (verbali) non sono necessarie alla creazione della paura condizionata. Inoltre, le proiezioni sottocorticali verso la corteccia sono molto più dense di quelle che vanno nella direzione opposta.

Entrambe le circostanze suggeriscono che l’uso di strategie di controllo verbale può essere inefficace per i processi non verbali coinvolti nella patologia.

Terza strategia

Anche se le strategie di evitamento sono efficaci, possono portare a problemi secondari come una vita limitata dagli sforzi di prevenire il panico o l’incapacità di adattarsi a cambiamenti inevitabili (come l’elaborazione della morte di una persona cara o un trasloco).

L’evitamento esperienziale, è stato riconosciuto in modo implicito o esplicito nella maggior parte degli approcci terapeutici. Ad esempio, la terapia psicodinamica pone molta enfasi sulla repressione, il processo attraverso cui il materiale conscio doloroso o minaccioso viene relegato nell’inconscio.

Sebbene le terapie comportamentali e cognitive si siano concentrate sul cambiamento (piuttosto che sull’accettazione) delle esperienze private, anche all’interno di questi domini, le emozioni e altre forme di evitamento esperienziale sono state riconosciute come un problema.

I terapisti cognitivi riconoscono che gli eventi spiacevoli tendono ad essere ignorati, distorti o dimenticati.

Pertanto, alcune moderne terapie comportamentali come la terapia dialettico comportamentale e la terapia dell’accettazione e dell’impegno si concentrano sull’accettazione delle esperienze negative piuttosto che sul controllo.

Fattori di rischio nel disturbo da evitamento esperienziale

Alcuni fattori predisponenti possono essere correlati alla comparsa del disturbo da evitamento esperienziale, come i seguenti:

1. Abuso di sostanze

Questa abitudine rappresenta una strategia a breve termine molto efficace nel manipolare un’esperienza.

Anche se l’abuso di sostanze non comincia come metodo di evitamento esperienziale in quanto tale, gli effetti delle droghe negli stati disforici o di astinenza possono essere utili per mantenere il modello di abuso.

Pertanto, in molti casi di abuso di sostanze, l’evitamento esperienziale è solitamente un predittore significativo. Questo è il caso delle persone che bevono molto per motivi di rinforzo negativo e rinforzo positivo.

2. Abusi sessuali su minori

Questo evento è legato a una varietà di disturbi correlati a lungo termine come depressione, disturbi d’ansia generalizzati, comportamenti autolesionistici, disturbo traumatico da stress, vittimizzazione degli adulti, disturbi della personalità o abuso di sostanze.

L’evitamento in questo caso viene utilizzato per alleviare in modo temporaneo le esperienze interne negative legate all’abuso.

3. Disturbo d’ansia generalizzato (GAD) e patologie legate all’ansia

Il GAD concettualizza la preoccupazione come una forma di evitamento, assegnandole una funzione utile a evitare l’angoscia.

Inoltre, questa viene rafforzata in modo negativo dalla riduzione a breve termine dell’angoscia e dall’eccitazione che l’accompagna.

Sembra, pertanto, che strategie di coping  disadattive  e di autoregolamentazione possano provocare angoscia correlata all’ansia attraverso la tendenza a evitare esperienze private indesiderate.

Il disturbo da evitamento esperienziale ha sintomi correlati all'attacco di ansia.
Le persone con GAD hanno maggiori probabilità di soffrire di disturbo da evitamento esperienziale.

4. Autolesionismo intenzionale

L’ autolesionismo in assenza dell’intenzione di morire potrebbe essere visto come una strategia per ridurre l’angoscia emotiva e l’eccitazione non desiderate.

Questi comportamenti distruttivi vengono inoltre mantenuti e rafforzati attraverso il condizionamento della fuga e il rinforzo negativo.

Terapia dell’accettazione e dell’impegno, un modo per trattare questo disturbo

Questa particolare terapia cerca di cambiare l’impatto delle emozioni e delle cognizioni. L’obiettivo è modificare la lotta nei loro confronti piuttosto che cercare di cambiarne la forma, la frequenza o il contesto che li ha originati.

Mediante questa tecnica è possibile insegnare ai pazienti a entrare in contatto con le esperienze psicologiche, in modo diretto e completo, invece che abbandonare del tutto gli sforzi volti al cambiamento. La persona viene quindi indirizzata verso ambiti che possono essere modificati più facilmente, come comportamenti manifesti o situazioni di vita concrete, piuttosto che su pensieri e sentimenti.

Oltre a promuovere l’accettazione psicologica, la terapia di accettazione e impegno tenta di indebolire i costrutti verbali che supportano il comportamento disfunzionale. Scoraggia anche l’intensità in cui il paziente risponde ai pensieri come se fossero letterali.

Il disturbo da evitamento esperienziale è multifattoriale e complesso

In breve, l’evitamento esperienziale appare correlato ad altri modelli di comportamento e disturbi.

Il trattamento di questa condizione dipende dal disturbo sottostante. In ogni caso, hanno dimostrato la loro utilità approcci come la terapia dell’impegno e dell’accettazione.



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