Cosa succede al mio corpo se sono celiaco e assumo glutine?
Glutine e celiachia sono due vecchi nemici. La prima cosa che si consiglia ad una persona celiaca è eliminare del tutto questa proteina dalla dieta.
Quando si segue una dieta rigorosa, i sintomi iniziano gradualmente a scomparire. Ma vi siete mai chiesti cosa succede esattamente nel corpo quando si entra a contatto con il glutine?
La domanda non è banale. Non è raro riferirsi a questo disturbo come allergia al glutine o intolleranza al glutine, tralasciando l’esatto meccanismo che porta allo sviluppo dei sintomi. Vediamo quindi cosa succede dal punto di vista fisiologico quando non si elimina il glutine dalla dieta e, al contrario, quando lo si elimina.
Glutine e celiachia: qual è il rapporto?
Per prima cosa: il glutine è un mix di centinaia di proteine presenti nel grano, segale, orzo e dozzine di altri alimenti. La gliadina e la glutenina sono i due componenti principali e sono presenti nella dieta abituale di miliardi di persone.
Alcuni studi stimano che il consumo giornaliero di glutine nel mondo occidentale sia di circa 20 grammi.
Quando una persona celiaca mangia un alimento contenente glutine, nel suo corpo prende avvio una serie di processi anormali. In teoria, questi processi hanno scopo difensivo, ma in pratica finiscono per danneggiare i tessuti. Essendo una malattia autoimmune, alla base vi è un meccanismo in cui il corpo identifica e attacca in modo erroneo “l’invasore”. In questo caso, le proteine del glutine.
Dopo essere entrato a contatto con il glutine, l’0rganismo di una persona celiaca comincia a rilasciare anticorpi per difendersi. Nello specifico, immunoglobuline A (o IgA) e immunoglobuline G (IgG). In altri contesti questo processo serve a difenderci da agenti patogeni (virus, batteri e altri), ma in questo caso, l’azione è diretta ai villi intestinali.
È per questo motivo che i test sierologici sono utili per rilevare la malattia. Attraverso un esame del sangue si può valutare la presenza di questi due anticorpi (soprattutto il primo), indizio di celiachia.
I villi sono una specie di tappeto che riveste le pareti dell’intestino tenue; una delle funzioni che svolgono è assorbire i nutrienti dal cibo. All’inizio i danni sono lievi, ma con il tempo si atrofizzano. Questo impedisce loro di assorbire i nutrienti e innesca alcune complicazioni legate alla malattia.
Complicazioni della celiachia causate dal glutine
Abbiamo già capito meglio perché glutine e celiachia non vanno d’accordo, ma ci sono ancora altri aspetti da chiarire. Come conseguenza di questo auto-attacco, si sviluppano i classici sintomi gastrointestinali: flatulenza, dolore addominale, diarrea, stitichezza e così via. Se l’esposizione persiste, possono comparire altri sintomi, alcuni direttamente correlati all’atrofia dei villi:
- Anemia.
- Dolore articolare e osseo.
- Deterioramento dello smalto dei denti.
- Malnutrizione.
- Bassa statura.
- Perdita di peso.
- Difficoltà a mettere a fuoco.
- Stanchezza.
Queste sono alcune delle conseguenze del fatto che i villi intestinali non sono più in grado di svolgere il loro lavoro. Quando l’assorbimento è scarso, il corpo non riceve quantità adeguate di zinco, calcio, ferro, magnesio, vitamina B12, vitamina A e altri nutrienti essenziali.
Come giustamente mostrano gli studi, gli squilibri nutrizionali sono la principale, ma non l’unica, complicanza legata all’assunzione di glutine e alla celiachia. Questo, naturalmente avviene nelle persone celiache. Le persone sane non sviluppano questo processo, quindi possono consumare la proteina senza temere complicazioni.
Glutine e celiachia: l’importanza di ricevere una diagnosi tempestiva
Le probabilità di sviluppare effetti collaterali sono maggiori se il celiaco continua a consumare glutine, o perché non vuole aderire alla dieta o perché non ha ricevuto una diagnosi. Oltre alle carenze citate, esiste anche il rischio di sviluppare un’altra malattia autoimmune. La Celiac Disease Foundation stabilisce le seguenti percentuali di rischio:
- 2-4 anni: 10, 5%.
- 4-12: 16,7%.
- 12-20: 27%.
- Più di 20: 34%.
Se il paziente riceve la diagnosi dopo i 20 anni, ha il 34% di probabilità in più rispetto a una persona sana di soffrire di diabete, artrite reumatoide, lupus, psoriasi, morbo di Addison, sclerosi multipla e così via.
L’aspetto più preoccupante è che, secondo la Harvard TH Chan School of Public Health, si stima che l’83% dei celiaci non riceva una diagnosi o comunque riceva una diagnosi non corretta. Ecco perché si pone tanta enfasi sulla necessità di essere informati e di sottoporsi a controllo medico quando si sospetta questa condizione.
Quali sono gli effetti di una dieta gluten free?
La Johns Hopkins Medicine ci informa che una dieta priva di glutine è l’unico trattamento disponibile per la celiachia. Questa è una buona notizia per chi riceve la diagnosi: eliminando il glutine, la celiachia sarà sotto controllo e i sintomi scompariranno in modo graduale.
Si innesca, quindi, il processo contrario. Quando si elimina il glutine in modo completo, cessa la risposta autoimmune e, con essa, si ferma l’attacco ai villi intestinali. Quest’ultimo effetto non è però immediato, Possono essere necessari diversi mesi o addirittura anni per ottenere una rigenerazione completa della mucosa.
Tutto dipende, in linea di principio, dal grado di danno (per l’atrofia intestinale viene utilizzata la classificazione di Marsh-Oberhuber). Alcuni studi suggeriscono una soglia di 4 settimane affinché i principali sintomi gastrointestinali diminuiscano fino alla loro scomparsa. Al contrario, altre ricerche indicano che la dieta dovrebbe essere aggiustata in base alla tolleranza.
Attualmente esistono centinaia di opzioni senza glutine a cui i pazienti possono accedere facilmente. La Food and Drug Administration (FDA) statunitense stabilisce che i prodotti di questo tipo devono contenere meno di 20 parti per milione. Un prodotto a norma è completamente sicuro; permette di variare la dieta ed evitare la monotonia.
Concludiamo con due consigli.
Il primo è di non eliminare il glutine se non vi è stata diagnosticato la celiachia, anche se la sospettate. Recatevi da uno specialista per avviare un percorso diagnostico specifico.
Il secondo, e come sottolineano gli specialisti, è di programmare la vostra dieta con l’aiuto di un nutrizionista. In questo modo eviterete di sostituire una carenza con un’altra e riceverete consigli molto utili per affrontare la vostra condizione.
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