Effetto placebo: cos'è e come funziona?
Sicuramente il concetto di effetto placebo vi suona familiare: ne avrete sentito parlare o l’avrete sperimentato in alcune occasioni. Ma sapete davvero di cosa si tratta?
Come funziona questo fenomeno e in che modo ci influenza a livello psicologico? Come si spiega? A cosa può essere utile? Vi diciamo tutto!
Effetto placebo: che cos’è?
Si definisce placebo quella sostanza che è priva di azione curativa ma produce un effetto terapeutico. L’effetto placebo è quindi la conseguenza dell’assunzione di questa sostanza.
La persona che la assume è convinta che sia un farmaco efficace; ottiene dunque un miglioramento grazie a questa convinzione, e non grazie al farmaco in sé (che invece non ha alcun effetto sull’organismo).
In medicina, il placebo è di solito rappresentato da una pillola con lo stesso aspetto, gusto e forma del “vero” medicinale; è invece costituito da sostanze inerti ed è privo di principio attivo.
Come vedremo, la suggestione e le aspettative giocano un ruolo importante.
Aspettative di miglioramento
L’effetto placebo, tuttavia, non riguarda solo i farmaci, ma anche le terapie in senso generico. Ad esempio, in psicologia si parla di trattamenti (e anche di farmaci ) che non hanno qualità tali da produrre un miglioramento dei sintomi del paziente.
Pertanto, il miglioramento si verifica grazie ad altri fattori, come la suggestione e le aspettative, ma non in virtù delle caratteristiche del trattamento o della sostanza stessa.
Il fatto che la persona senta di ricevere un trattamento gli fa credere che migliorerà; e questa convinzione è ciò che lo fa migliorare effettivamente. In altre parole: l’effetto placebo è prodotto dalle aspettative positive che riponiamo su una sostanza o un trattamento, quando crediamo ci farà bene.
Ciò deriva dal fatto che siamo stati informati in tal senso, dal fatto che lo crediamo o lo pensiamo, ecc.
Esempio dell’effetto placebo
Un tipico esempio di effetto placebo si verifica quando, lamentando un mal di testa, ci viene data una pillola di “zucchero” (ovvero priva di principio attivo) e il dolore scompare.
Questo fenomeno ci mostra che in alcune patologie la suggestione gioca un ruolo chiave; nel caso del mal di testa, la persona, rilassandosi e facendo affidamento sulla pillola, può sentire il dolore attenuarsi. Questo è l’effetto placebo.
Come funziona l’effetto placebo?
Come si spiega, a livello psicologico, il funzionamento dell’effetto placebo? La spiegazione sta in due meccanismi fondamentali: il condizionamento e l’aspettativa, già accennata.
Il condizionamento è un forma di apprendimento in cui vengono associati due eventi; in questo caso il trattamento è associato all’idea di miglioramento (anche attraverso le aspettative).
Così, quando una persona riceve un trattamento placebo (senza sapere che si tratta di un placebo) in lei sorge l’aspettativa positiva di guarigione o miglioramento.
Questo perché, nella sua storia di apprendimento ha imparato che di solito “si verifica un miglioramento dopo aver ricevuto un certo trattamento”. Questo è il modo in cui funzionano le aspettative, che sono definite come la speranza o la possibilità di ottenere qualcosa.
Aspettative e condizionamenti
Ebbene, queste aspettative condizionerebbero la nostra risposta alla terapia. Come? Favorendo la nostra risposta di guarigione e miglioramento.
Quindi, in modo generico, maggiore è l’aspettativa di miglioramento, maggiore è l’effetto placebo (questo fa sì che il condizionamento sia sempre maggiore). Naturalmente, è necessario che sia presente l’aspettativa iniziale, affinché si verifichi l’effetto placebo.
Cos’altro influenza l’effetto placebo?
Le aspettative e i condizionamenti sono, potremmo dire, le variabili che più entrano in gioco. Tuttavia, non sono gli unici fattori a intervenire; in questo senso troviamo anche:
- La professionalità e la competenza mostrata dalla persona che somministra il trattamento.
- Il contesto in cui viene somministrato il trattamento.
- La malattia o il disturbo che si sta curando.
- Il costo, la presentazione, i materiali o i rituali utilizzati nel trattamento.
In generale, i placebo con un aspetto più costoso e più elaborato tendono a essere più efficaci (cioè, il loro effetto placebo è più potente). Per capire meglio questo, facciamo un semplice esempio: una pillola di zucchero è più efficace nel produrre l’effetto placebo se ha la forma di una capsula, piuttosto che di uno zuccherino.
Inoltre, se presentato come “esclusivo” aumentano le nostre aspettative sull’efficacia di quel trattamento, sostanza o pillola.
Cosa succede a livello neurologico?
Secondo la ricerca, e più specificamente uno studio di Oken (2008), a livello neurofisiologico, nel cervello della persona che sperimenta l’effetto placebo si verificano diversi cambiamenti.
La somministrazione del placebo andrebbe a stimolare strutture come la corteccia frontale, il nucleo accumbens, la materia grigia e l’amigdala; vengono dunque attivate le vie dopaminergiche e serotoninergiche (soprattutto le prime).
Processi mentali di base
Il meccanismo d’azione dell’effetto placebo, in realtà, non è del tutto noto. Sembra essere un processo in cui il pensiero astratto influenza processi mentali estremamente elementari e primitivi, processi molto simili negli esseri umani e negli animali.
A cosa serve?
L’effetto placebo si è dimostrato utile o efficace nell’alleviare il dolore. Permette anche di migliorare sintomi somatici, il morbo di Parkinson, la demenza o l’epilessia.
Un concetto correlato: l’effetto Pigmalione
Un concetto simile all’effetto placebo è l’effetto Pigmalione (chiamato anche profezia che si autoavvera). Questo fenomeno si basa sull’aspettativa espressa che accadrà qualcosa che finisce per accadere.
Nell’effetto Pigmalione, la persona ha una certa convinzione e, come risultato di essa inconsciamente finisce per dirigere tutte le sue azioni e atteggiamenti verso tale obiettivo. Questo è ciò che lo farebbe avverare.
Come possiamo vedere, assomiglia all’effetto placebo nel suo meccanismo: esistono X aspettative che qualcosa accadrà e qualcosa finisce per essere soddisfatto (il che conferma le nostre aspettative o ipotesi iniziali).
L’altra faccia della medaglia: l’effetto nocebo
L’effetto nocebo è l’altra “faccia della medaglia” dell’effetto placebo. In questo caso parliamo della possibilità di subire un peggioramento o un effetto collaterale negativo dopo avere assunto una sostanza innocua.
Le conseguenze negative di tale trattamento, o il peggioramento subito dal paziente, non sono spiegate dal trattamento stesso, ma dalla convinzione che il trattamento lo danneggerà in qualche modo. Il meccanismo è dunque lo stesso del placebo, tranne che qui si tratta di un peggioramento (effetto nocivo, da cui il nome del termine) e non di un miglioramento.
Le ricerche sull’effetto nocebo
Le ricerche sull’effetto nocebo sono meno frequenti, sebbene sia noto che, come abbiamo detto, operano anche in questo caso le aspettative (sebbene negative).
Inoltre, va ricordato che gli studi su questo fenomeno sono complicati, poiché comporta una serie di dilemmi etici. Ecco perché molte volte si sceglie di studiarlo in modo indiretto.
Per concludere, l’effetto placebo esiste ed è stato registrato in numerose ricerche (sebbene il suo meccanismo celi ancora alcuni misteri). È un processo psicologico che può aiutare il paziente a sentirsi meglio o addirittura a guarire.
Certo, occorre stare attenti, perché l’effetto placebo non potrebbe mai spiegare la guarigione di una malattia fisica, mentre a livello psicologico ha più senso. In ogni caso, sono necessarie ulteriori ricerche per approfondire questo fenomeno, il suo potere e come possiamo trarne vantaggio.
“Speranza, nell’accezione più pregnante, indica una fede ottimistica nella bontà della natura, mentre aspettativa, nel senso in cui utilizzerò questo termine, è contare su risultati programmati e controllati dall’uomo”.
-Ivan Illich-
- Finniss, D.G.; Kaptchuk, T.J.; Miller. F. & Benedetti, F. (2010). Placebo effects: biological, clinical and ethical advances. Lancet, 375(9715):686-695.
- Grelotti, D.J & Kaptchuk, T.J. (2011). Placebo by proxy. British Medical Journal.
- Lam, R.M. y Hernández, P. (2014). El placebo y el efecto placebo. Revista Cubana de Hematol, Inmunol y Hemoter, (3):214-222.
- Oken, B.S. (2008). Placebo effects: clinical aspects and neurobiology. Brain.; 131(11): 2812–2823.
- Sanchis, J. (2012). El placebo y el efecto placebo. Medicina Respiratoria; 5(1):37-46.