Carenza di iodio: tutto quello che c'è da sapere
La carenza di iodio è una delle cause più comuni di disturbi della tiroide. La prevalenza nel mondo è molto alta, anche a causa della disomogenea distribuzione di questo elemento sul pianeta. Di solito non provoca sintomi evidenti, almeno fino a quando non si sviluppano complicazioni.
Quando il tasso nel corpo è inferiore al fabbisogno, è possibile sviluppare una serie di disturbi da carenza di iodio. Con questo nome si indica, in realtà, un gruppo di malattie che possono condizionare la qualità della vita, soprattutto durante l’infanzia e la gravidanza.
Che cos’è lo iodio?
Lo iodio è un elemento chimico naturale, come l’ossigeno o il ferro. È più abbondante nel suolo e in mare, sebbene la sua distribuzione non sia uguale su tutto il pianeta. Il corpo umano non è in grado di produrlo, ma ne ha bisogno per svolgere alcune delle sue funzioni.
La quantità di iodio assunta ogni giorno dipende, tra le altre cose, dall’area geografica in cui si vive. In linea di principio, il corpo lo ricava dall’acqua, la verdura, la frutta e la carne. È un componente essenziale della triiodotironina e tiroxina, ormoni secreti dalla ghiandola tiroidea.
Quando la dieta non fornisce la quantità di iodio necessari alla tiroide per produrre entrambi gli ormoni, si genera uno squilibrio che si traduce in diversi disturbi. Nonostante ciò, e sebbene il deficit sia una condizione comune, poche persone sono consapevoli dell’importanza dello iodio.
Quali sono i fabbisogni giornalieri di iodio?
Secondo l’American Thyroid Association , il 30% della popolazione mondiale ha una carenza di iodio. Secondo la ricerca, il corpo di una persona sana contiene tra i 15 e i 20 mg di iodio. Di questi, circa l’80% si trova nella tiroide.
L‘OMS ha stabilito i seguenti valori giornalieri in questi tre gruppi di popolazione:
- Bambini in età scolare: il fabbisogno di iodio varia da 100 a 199 μg / L. Livelli inferiori a 99 μg / L possono causare diversi disturbi.
- Donne in gravidanza: il fabbisogno è compreso tra 15o e 249 μg/L. Valori inferiori a 150 μg/L possono compromettere lo sviluppo del feto.
- Donne che allattano e bambini sotto i 2 anni: 100 μg/L.
Le raccomandazioni per gli adulti sono 150 μg/L, con piccole oscillazioni a seconda dei casi. È importante notare che un consumo eccessivo di questo elemento può causare le stesse complicazioni della sua carenza. In genere, concentrazioni superiori a 300 μg/L non sono considerate ottimali per la salute.
Sintomi di carenza di iodio
Il deficit di iodio non produce sintomi visibili.
L’Australian Thyroid Foundation (ATF) osserva che il segno più comune di carenza è l’ingrossamento della ghiandola tiroidea, noto anche come gozzo.
Di solito, è già possibile vedere il gozzo allo specchio, o comunque avvertirlo, palpando la metà inferiore del collo. A seconda delle sue dimensioni, può causare tosse, difficoltà a respirare o persino a deglutire il cibo. I sintomi che mettono in guardia da un malfunzionamento della ghiandola sono:
- Aumento di peso.
- Debolezza muscolare.
- Stanchezza.
- Depressione.
- Caduta dei capelli.
- Battito cardiaco lento.
- Stipsi.
- Pelle secca.
- Difficoltà a concentrarsi.
Purtroppo questi segni si manifestano quando la carenza di iodio ha raggiunto livelli critici. In gravidanza ciò può rappresentare un serio rischio per la salute del feto.
Vediamo i principali inconvenienti legati a un basso livello di iodio nel corpo.
Conseguenze della carenza di iodio
Come abbiamo sottolineato all’inizio, tutte le complicanze sono classificate come disturbi da carenza di iodio. Secondo gli studi, i più importanti sono i seguenti:
- Adulti: funzione mentale compromessa, ipotiroidismo, ipertiroidismo, gozzo.
- Bambini e adolescenti: ritardo nello sviluppo fisico, ridotta capacità cognitiva, ipotiroidismo, gozzo.
- Neonati: ipotiroidismo neonatale, danno neurocognitivo, gozzo.
- Feto: aborto spontaneo, anomalie congenite, morte alla nascita, aumento del rischio di morte perinatale, cretinismo.
Studi e ricerche non cessano di segnalare il pericolo di una carenza di iodio in gravidanza e nell’infanzia. Questi sono di gran lunga i gruppi più colpiti, con conseguenze spesso irreversibili. Il controllo del livello, quindi, dovrebbe essere prioritario per evitare il manifestarsi di effetti collaterali.
Diagnosi e trattamento della carenza di iodio
La carenza di iodio viene diagnosticata attraverso un esame delle urine. Questa è generalmente la procedura standard. È sicura, veloce e non richiede alcun test invasivo.
A complemento, però, possono essere condotti altri tipi di esami con lo scopo di valutare le possibili complicazioni che la carenza ha causato. Ad esempio, le tecniche di diagnostica per immagini permettono di valutare le condizioni della tiroide se ha sviluppato un gozzo.
Anche gli esami del sangue permettono di capire se è in corso un disturbo della tiroide.
Generalmente il trattamento consiste nel correggere la carenza attraverso una dieta ad alto contenuto di iodio. Frutti di mare (pesce, alghe, crostacei, gamberetti), pane, frutta e verdura e latticini sono in genere buone fonti dell’elemento. Tuttavia, tutto dipende dalla presenza di iodio nella area geografica di appartenenza.
Nel caso, lo specialista può suggerire l’assunzione di integratori. I disturbi causati dalla carenza, come il gozzo, verranno trattati in modo personalizzato, in genere con levotiroxina. La chirurgia può anche essere un’opzione quando l’ingrossamento della ghiandola impedisce la respirazione o la deglutizione.
I ricercatori concordano sul fatto che la carenza di iodio è la principale causa prevenibile al mondo di ritardo mentale e danni cerebrali. I bambini e le donne incinte o che allattano devono prestare particolare attenzione. Si consiglia, quindi, di assicurarsi l’apporto giornaliero di iodio raccomandato dall’OMS.
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