Trattamento per il cancro al seno

Sono diverse le strade terapeutiche percorribili dopo una diagnosi di tumore del seno. Oltre alla chemioterapia e alla chirurgia, attualmente sono disponibili altri metodi efficaci e in grado di migliorare la qualità della vita. 
Trattamento per il cancro al seno

Ultimo aggiornamento: 10 giugno, 2021

Nello scegliere il trattamento per il cancro al seno occorre tenere in considerazione diversi criteri. Il più importante è il sottotipo cui appartiene; inoltre, si tiene conto dello stadio di sviluppo, delle caratteristiche e della preferenze della paziente.

In ogni caso, l’importante è che chi riceve questo tipo di diagnosi possa disporre di più opzioni terapeutiche.

Il trattamento del tumore del seno ha compiuto notevoli progressi con un miglioramento della prognosi. Tuttavia, molto dipende dalla possibilità di rilevare la malattia nelle sue fasi iniziali. In questo senso, è importante che le donne che rientrano in una delle categorie a rischio si sottopongano a regolare controllo.

La chirurgia senologica

Il trattamento per il cancro al seno include la chirurgia
L’intervento può essere eseguito da solo o in combinazione con altre terapie.

Secondo la ricerca, la chirurgia è uno dei trattamenti per il cancro al seno più efficaci. Di solito viene utilizzata nelle fasi I e II; quindi è la scelta più indicata quando la malattia viene rilevata nelle sue prime fasi di sviluppo. Esistono diversi tipi di intervento chirurgico possibili. Tra i principali:

  • Mastectomia parziale: detta anche chirurgia conservativa della mammella, consiste nella rimozione del tumore con parte del tessuto circostante. Viene accompagnata dalla radioterapia per eliminare completamente eventuali tessuti cancerosi residui.
  • Mastectomia: in questo caso viene asportata tutta la mammella. Le nuove tecniche tendono a preservare la forma del seno, attraverso la mastectomia conservativa della pelle o del capezzolo. In alcuni casi, tuttavia, non sono applicabili ed è necessario eseguire un intervento chirurgico totale, con rimozione della pelle, del capezzolo e dell’areola.

Come sottolinea l’American Cancer Society, la scelta del tipo di mastectomia dipende dalle caratteristiche del tumore, dalle dimensioni e dalla sede. Queste sono le procedure più comuni, anche se a volte possono essere integrate con:

  • Biopsia del linfonodo sentinella: viene eseguita per valutare se il cancro si è diffuso in quest’area. Il National Cancer Institute sottolinea che i linfonodi sentinella sono i primi interessati dalla diffusione del tumore. Se il tessuto risulta sano, è improbabile che siano interessati altri linfonodi, come quelli sotto il cavo ascellare.
  • Dissezione ascellare: quando il linfonodo sentinella risulta interessato dalla malattia, l’oncologo di solito esegue un intervento chirurgico ai linfonodi ascellari.

Anche se il tessuto neoplastico viene rilevato solo in una mammella, a volte può essere eseguita una mastectomia preventiva controlaterale, ovvero la rimozione di entrambi i seni.

Di solito viene eseguita solo in pazienti con fattori di rischio elevati; tra questi, una storia familiare o la predisposizione genetica.

Trattamento di radioterapia per il cancro al seno

Gli studi confermano l’efficacia della radioterapia nel trattamento del cancro al seno, con un ampio margine di efficacia quando si esegue nelle prime fasi della malattia. Sebbene non sia esente da effetti collaterali, secondo la ricerca, con le tecniche attuali i benefici superano i rischi.

La radioterapia utilizza raggi X ad alta energia in grado di distruggere i tessuti mammari neoplastici. Può essere usata in ogni stadio del tumore. Ne esistono di diversi tipi, i più utilizzati sono i seguenti:

  • Radioterapia esterna: è la più comune. Si sviluppa normalmente in sessioni da 6 a 7 settimane, sebbene la sua variante ipofrazionata possa accorciare il tempo a sole 4 settimane. Il processo è simile, sebbene non identico, a quello di una radiografia. Può essere applicata su tutto il seno o solo su una parte (irradiazione parziale accelerata).
  • Brachiterapia: nota anche come radiazione interna, consiste nel posizionare un dispositivo all’interno del seno che emette radiazioni. Ne esistono di due tipi: endocavitaria (la più comune) e interstiziale. Di solito viene eseguita dopo l’intervento chirurgico conservativo del seno; i risultati dipendono dalle dimensioni e dalla posizione del tumore.

Eruzioni cutanee, ustioni e affaticamento sono alcuni degli effetti negativi del trattamento del cancro al seno con la radioterapia. In rari casi, provoca complicazioni più gravi; il medico, prima di scegliere questa strada, dovrà tenere conto di eventuali patologie precedenti (soprattutto nei polmoni o nel cuore).

Trattamento chemioterapico per il cancro al seno

I trattamenti per il cancro al seno includono la chemioterapia
Nonostante la sua efficacia, la chemioterapia è anche associata a diversi effetti avversi.

La chemioterapia consiste nella somministrazione di farmaci, orali o iniettati. Viene distribuita in più sedute, il cui numero dipende dalle caratteristiche e il grado di progressione del cancro.

La chemioterapia attacca tutte le cellule in rapida crescita, pertanto comporta diversi effetti collaterali. Tra gli effetti a breve termine, si evidenzia:

  • Perdita di capelli.
  • Affaticamento.
  • Stipsi o diarrea.
  • Perdita dell’appetito.
  • Vomito e nausea.
  • Infezioni secondarie (dovute alla compromissione del sistema immunitario).
  • Danni ai nervi.
  • Ulcere nella mucosa della bocca

È noto, inoltre, che la chemioterapia può causare deficit cognitivi, anche se somministrata in dosi standard. I più importanti sono difficoltà a mantenere la concentrazione e disturbi della memoria. Questi possono essere seguiti da conseguenze a lungo termine come:

  • Disturbi dell’umore come stress o depressione.
  • Danni al cuore.
  • Riduzione della densità ossea (che può portare all’osteoporosi).
  • Infertilità.

La presenza o l’assenza di questi effetti varia a seconda delle caratteristiche della malattia e della persona. È importante, prima di iniziare il trattamento chemioterapico, che la paziente sia pienamente informata delle conseguenze a breve e lungo termine.

Terapia ormonale

Alcuni tipi di cancro, come il cancro positivo per i recettori degli estrogeni o il cancro positivo per i recettori del progesterone, sono particolarmente sensibili agli ormoni.

La terapia di blocco ormonale, aiuta a fermare la crescita del tumore o impedire le recidive (quando applicata dopo l’intervento chirurgico).

La terapia ormonale deve essere personalizzata, a seconda che la donna abbia superato o meno la menopausa. Tra gli effetti collaterali si evidenziano sudorazioni notturne e vampate di calore, in alcuni casi secchezza vaginale. I due metodi più utilizzati sono i seguenti:

  • Modulatori selettivi del recettore degli estrogeni (noti come SERM).
  • Inibitori dell’aromatasi (noti come AI).

A volte può essere utilizzata anche la terapia di soppressione ovarica, eseguita chirurgicamente o con iniezioni di farmaci.

Terapia mirata contro il cancro al seno

È un approccio più recente con meno effetti avversi rispetto ad altri trattamenti per il cancro al seno. Gli studi vedono in queste terapie risultati promettenti, sebbene siano in genere applicati in combinazione con altre terapie.

Come suggerisce il nome, si basano sulla terapia a bersaglio delle cellule tumorali. Ad esempio, sono usate per inibire il  fattore di crescita epidermica umana, una proteina prodotta in modo anomalo dalle cellule neoplastiche. Allo scopo vengono utilizzati farmaci micromolecolari o anticorpi monoclonali.

Il National Cancer Institute ci ricorda che gli effetti secondari sono affaticamento, diarrea e ipertensione, tra gli altri.

Consigli finali

Sebbene non rientri nell’ambito del trattamento per il cancro al seno, va notato che la chirurgia di ricostruzione del seno è un’opzione da valutare per le pazienti che hanno subito un intervento di mastectomia. Può essere eseguito contemporaneamente o successivamente; prevede l’utilizzo di protesi per ottenere un migliore aspetto del seno.

Poiché l’evidenza suggerisce una relazione tra la malattia e la depressione, è anche conveniente prevedere un monitoraggio psicologico dopo la diagnosi.

La salute mentale non deve essere trascurata in questa fase; il sostegno di uno psicologo può infatti migliorare la qualità della vita e l’accettazione della malattia da parte della paziente.



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