Cause e fattori di rischio della clamidia

È una delle malattie sessualmente trasmissibili più diffuse. Conoscere le cause della clamidia, e i fattori di rischio, significa, in parte prevenirla. Cosa c'è da sapere?
Cause e fattori di rischio della clamidia

Ultimo aggiornamento: 16 giugno, 2021

La clamidia è da decenni una delle malattie sessualmente trasmissibili (MST) più comuni. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) stima nella sola Europa 250.000 casi all’anno. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) questa cifra si estende a 130 milioni se consideriamo la popolazione mondiale. Conoscere le cause della clamidia, e i fattori di rischio, significa, in parte prevenirla.

Nonostante sia una malattia facile da curare, spesso si presenta in modo silenzioso. L’assenza di sintomi rende difficile la diagnosi, favorisce la trasmissibilità e aumenta le possibilità di complicanze (come l’infertilità). Vediamo quali sono i meccanismi che causano la clamidia e i suoi fattori di rischio.

Cause della clamidia

Le cause della clamidia includono un'infezione
Nonostante sia una malattia facile da curare, spesso si presenta in modo silenzioso. Conoscere le cause delle clamidia aiuta a prevenirla.

L’agente causale della clamidia, il batterio Chlamydia trachomatis appartiene a un gruppo che comprende 12 batteri intracellulari. Tre di questi possono infettare, in modo diverso, l’uomo (C. trachomatis, C. pneumoniae e C. psitacci).

La Chlamydia trachomatis, a seconda del sierotipo (sottogruppo) a cui appartiene il batterio, causa condizioni diverse. I sottotipi più comuni sono:

  • A, B, Ba e C: possono causare il tracoma, una malattia dell’occhio contagiosa.
  • D e K: causano malattie sessualmente trasmissibili (MST). Soprattutto se ubicati sulla mucosa.
  • L1, L2 e L3: producono malattie a trasmissione sessuale in grado di sviluppare proctocolite emorragica e linfogranuloma venereo.

La C. trachomatis provoca condizioni cliniche simili a quelle del batterio Neisseria gonorrhoeae, agente della gonorrea. Le complicanze ad esso correlate sono proctite, uretrite, congiuntivite, artrite reattiva, epididimite (solo negli uomini), cervicite e malattia infiammatoria pelvica (solo nelle donne), tra le altre.

È importante sottolineare che la clamidia può essere trasmessa anche da madre a figlio durante il travaglio, causando congiuntivite neonatale o polmonite neonatale. Una diagnosi tempestiva è quindi fondamentale per evitare complicazioni nel bambino.

Sebbene sia un batterio dotato di proprio DNA, RNA, ribosomi e in grado di sintetizzare acidi nucleici e proteine, la sua sopravvivenza dipende dalla cellula ospite. Il suo comportamento all’interno dell’organismo emula allo stesso tempo quello del virus e del parassita.

Scopriamo come si trasmette e chi ha maggiori probabilità di contrarlo.

Fattori di rischio della clamidia

L'uso del preservativo è una barriera efficace contro la trasmissione della clamidia.
Il preservativo riduce le possibilità di contrarre la clamidia di oltre il 90%.

La clamidia viene trasmessa attraverso le secrezioni, in particolare il muco cervicale e lo sperma (ma non solo). Non si trasmette attraverso il contatto fisico o fluidi come la saliva. Il rapporto sessuale, sia vaginale che anale, è la principale fonte di trasmissione. Come abbiamo già detto, anche il parto, è un canale di contagio.

La ricerca evidenzia come tra i giovani vi sia scarsa conoscenza sulle modalità di trasmissione della clamidia. Questo, insieme all’assenza di sintomi che mettano in allerta, spiega in parte il crescente aumento dei casi, come indicano alcuni studi.

I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) statunitensi ci ricordano i seguenti fattori di rischio:

  • Rapporti sessuali non protetti: il preservativo riduce le possibilità di contrarre la clamidia di oltre il 90%, sia nel sesso vaginale che anale. Anche il sesso orale è un canale di trasmissione.
  • Avere molti partner sessuali: le probabilità di contrarre la clamidia sono maggiori in uno stile promiscuo, soprattutto se non protetti.
  • Sieropositività: si stima che fino al 10% dei pazienti sieropositivi soffra di clamidia o gonorrea.
  • Storia di malattie sessualmente trasmissibili o infezioni in corso: l’indebolimento dell’organismo può predisporre a ulteriore contagio.
  • Alterazione della flora vaginale: l’uso di prodotti per l’igiene intima aggressivi può causare alterazioni della flora vaginale, una barriera naturale contro le infezioni.
  • Piaghette nel collo dell’utero: è stato suggerito che le donne giovani con ectopia cervicale hanno maggiori probabilità di sviluppare infezioni da clamidia rispetto alle altre donne.

È importante sottolineare che la clamidia può svilupparsi indipendentemente dalle preferenze sessuali. Qualsiasi tipo di sesso anale, vaginale o orale senza protezione aumenta le possibilità di contrarre i batteri.

Quando andare dal medico?

Le persone che hanno più partner sessuali dovrebbero sottoporsi a screening almeno una volta all’anno. È necessario sottoporsi al test anche nel caso in cui la clamidia sia stata diagnosticata al partner o altre persone con cui si è entrati in contatto intimo.

In presenza di perdite, dolore durante la minzione, dolore al basso ventre o durante i rapporti sessuali, occorre consultare uno specialista per confermare la diagnosi. La clamidia può essere facilmente curata. L’importante è agire in tempo per evitare complicazioni, quindi una diagnosi precoce è certo di grande aiuto.



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