Disturbi della memoria: caratteristiche principali
Con disturbi della memoria si indica tutte quelle alterazioni e patologie che danno luogo a problemi durante la codifica, l’archiviazione e il recupero delle informazioni.
Se non possiamo accedere ai nostri ricordi o se li perdiamo, non sapremo dove siamo o chi siamo. La memoria è quindi un processo cognitivo fondamentale per l’essere umano. Ecco perché i disturbi della memoria possono essere devastanti.
Che cos’è la memoria?
La memoria è un processo cognitivo che consente di codificare, archiviare e recuperare le informazioni. Se non fosse per la memoria, non saremmo in grado di imparare, pensare o sapere chi siamo.
Potremmo dire che la memoria fornisce all’essere umano le conoscenze necessarie per comprendere il mondo che ci circonda, conservando e rielaborando i ricordi e aggiornando costantemente dati e parametri del nostro ambiente in continua evoluzione.
Esiste una memoria implicita, che include le nostre abitudini, associazioni di stimoli, eventi o idee e abilità percettivo-motorie (come guidare o ballare). Ed esiste una memoria esplicita che racchiude tutti i ricordi coscienti.
L’essere umano costruisce la realtà attraverso processi cognitivi di base come l’attenzione, la percezione e, appunto, la memoria. È attraverso quest’ultima che possiamo salvare e selezionare le informazioni rilevanti che sono state precedentemente elaborate.
Processi di memoria
Come affermato in precedenza, la memoria funziona attraverso tre processi fondamentali:
- Codificazione: elabora e trasforma gli stimoli per dare loro significato. Affinché si avvii è necessario un certo livello di attenzione, e che lo stimolo sia relativamente significativo.
- Immagazzinamento: come indica il nome, ritiene o archivia in memoria le informazioni codificate in precedenza. Queste informazioni sono archiviate in modo schematico in base a categorie.
- Recupero: la sua funzione è portare alla coscienza le informazioni memorizzate, in modo volontario o accidentale. È interessante notare che lo stato emotivo può influenzare i ricordi che possono essere recuperati; l’ansia può bloccare parzialmente questo processo. Pertanto, quando siamo nel bel mezzo di un esame potremmo non ricordare la risposta, per recuperarla poi al termine.
Struttura della memoria
Secondo le teorie sulla struttura e le funzioni della memoria di Atkinson e Shiffrin, essa è composta da tre sistemi interattivi:
- Memoria sensoriale, MS. Registra stimoli esterni, come immagini, suoni, odori, sapori, sensazioni, ecc. per un breve periodo di tempo. Se queste informazioni non vengono elaborate, verranno perdute rapidamente.
- Memoria a breve termine, MBT. La sua funzione è quella di organizzare e analizzare le informazioni registrate attraverso i sensi. Ci permette di integrare la nostra esperienza presente nella nostra memoria autobiografica e organizzare progetti per il futuro. La sua durata è di soli 20 secondi circa ed è piuttosto limitata.
- Memoria a lungo termine, MLT. In teoria, è illimitata e consente l’archiviazione solida e stabile di tutte le nostre conoscenze e memorie. Autori come Squire e Tulving, propongono l’esistenza di diversi tipi di MLT:
- Dichiarativa: salva tutti i tipi di informazioni relativi a fatti ed eventi, nonché le conoscenze acquisite dall’individuo. Ad esempio, salva le nozioni studiate a scuola.
- Procedurale: è molto collegata alle nostre abilità, alla capacità di svolgere attività complesse, ad esempio la boxe. Se richiesto, sarà difficile per chi pratica questo sport spiegare in dettaglio i movimenti. È una memoria di tipo più inconscio.
- Episodico: è la memoria autobiografica, la linea temporale individuale che dà senso alla nostra vita.
- Semantica: memorizza le conoscenze tecniche, come la lingua o la matematica. Se chiedete a qualcuno quando ha imparato una certa parola o a costruire frasi, probabilmente non lo ricorda, ma non dimenticherà quella conoscenza. È quasi immune all’oblio.
Esiste però una funzione intrinseca della memoria: dimenticare, bisogna dimenticare per vivere. Se ricordassimo tutto satureremmo il sistema cognitivo e sarebbe molto difficile ottenere le informazioni memorizzate.
Disturbi della memoria
I principali disturbi della memoria sono le amnesie. Ne esistono di diversi tipi: quelle che impediscono di memorizzare nuovi ricordi e quelle che impediscono l’accesso ai ricordi.
Amnesie
Significa deficit di memoria, è la perdita totale o parziale della memoria. Può essere reversibile o irreversibile e può influenzare la fase di fissazione, memorizzazione e/o recupero delle informazioni.
Amnesia da fissazione
È l’incapacità di consolidare nuovi ricordi. Quando una persona soffre di questo tipo di amnesia, si dice che “vive nel presente”, che non ricorda nulla del suo passato. All’interno di questo gruppo ci sono le “amnesie anterograde”. Le amnesie anterograde sono sempre di origine organica e si verificano a seguito di un danno neurologico.
Amnesia da conservazione
È l’incapacità di ricordare qualcosa, la perdita di un ricordo già archiviato. Non tutti i ricordi sono dimenticati con la stessa facilità.
La legge di Ribot dice che i ricordi più recenti, meno organizzati e meno automatizzati, sono più vulnerabili alla perdita. Esistono diversi tipi di amnesia conservativa.
- Globale. Una persona può perdere tutti i ricordi del suo passato.
- Lacunare. I ricordi che si perdono sono delimitati nel tempo.
- Selettiva. Si dividono in due tipologie:
- Episodica: uno specifico evento della vita viene dimenticato.
- Semantica: ciò che si perde è la conoscenza, o certi tipi di conoscenza.
Amnesia dell’evocazione
In questo caso non si è perduto il ricordo ma è molto difficile riportarlo alla memoria. È la sensazione che proviamo quando non ricordiamo qualcosa, ma abbiamo la sensazione di saperlo.
Forse questo potrebbe essere dovuto a uno stato emotivo alterato (molta ansia), astenia, disattenzione, esposizione a contenuti che interferiscono con la capacità di recuperare informazioni, ecc.
Pseudoamnesia
Le persone con questo disturbo della memoria hanno la sensazione di aver perso la memoria, ma oggettivamente non è avvenuta tale perdita. Le agnosie, per esempio, sono amnesie sensoriali, l’incapacità di riconoscere qualcosa alla vista, al tatto o all’odorato. Questo tipo di amnesia è di origine organica.
Sindrome amnesica
È un disturbo della memoria ma senza compromissione comportamentale o cognitiva.
Sindrome di Korsakoff-Wernicke
Le sue caratteristiche principali sono:
- Amnesia anterograda (fissazione) e retrograda parziale (conservazione).
- Disorientamento spaziale e temporale.
- Mescolanza di ricordi veri e falsi.
- Falso riconoscimento.
Questa sindrome compare a causa del consumo prolungato di alcol e di una dieta carente di tiamina o vitamina B1. In questo disturbo è interessata solo la memoria, a differenza dell’altra sindrome prodotta dall’alcol, la demenza alcolica, in cui sono colpite anche le funzioni cognitive.
Potrebbe interessarvi anche: Gli effetti dell’alcol sul cervello
Ipermnesia
È un disturbo della memoria caratterizzata dalla capacità di evocare o trattenere una quantità straordinaria di informazioni.
Una memoria episodica sovradimensionata con l’incapacità di dimenticare i ricordi della propria vita, può interferire con la chiarezza del pensiero dell’individuo. Alcuni esempi sono:
- Sindrome dell’idiota sapiente: presente in alcune persone con autismo o ritardo cognitivo; vengono memorizzati dati privi di senso apparente e ripetuti più e più volte
- Ecmenesia: la persona interpreta i ricordi del passato come se avvenissero nel momento presente. Ad esempio, una madre il cui figlio è morto, si alza la mattina e gli prepara la colazione.
- Visione panoramica autobiografica: le persone che l’hanno vissuta lo esprimono con la frase “tutta la mia vita mi è passata davanti agli occhi”. Esposizione in dettaglio dell’autobiografia del soggetto in stato di pericolo di morte, momenti di alterazione della coscienza o trance ipnotica.
Paramnesie
Sono disturbi della memoria caratterizzati dalla distorsione dei ricordi.
Disturbi della memoria
- Confabulazione: mescolanza di ricordi veri e falsi. La persona racconta cose che non sono accadute cercando di compensare una perdita di memoria. Caratteristiche principali:
- Le invenzioni hanno vita breve.
- Il paziente esprime l’evento senza pensarci, manca un processo di preparazione.
- Questa anomalia può essere facilmente provocata, data la sua facilità a manifestarsi.
- Il soggetto, una volta confrontato con la non esistenza di tali eventi, non continua a mantenere la realtà delle sue false descrizioni.
- Il contenuto della confabulazione è di solito correlato all’occupazione abituale del paziente.
- È dovuta a processi organici nel cervello.
- Falsificazioni retrospettive: esagerazione eccessiva dei ricordi.
- Ricordi deliranti falsi: il soggetto considera come ricordo un’idea di natura delirante e la proietta indietro nel tempo.
- Pseudologia fantastica (mitomania): il soggetto inventa un’esperienza mai vissuta. Spesso l’invenzione ha uno scopo: attirare l’attenzione su di sé, distinguersi, acquisire prestigio personale, ecc. Gli eventi o le situazioni possono anche essere plausibili, ma quando il soggetto si confronta con la realtà dei fatti, finisce per riconoscerla.
- Fenomeno “Ce l’ho sulla punta della lingua”: avere la certezza soggettiva che ciò che si vuole ricordare è nella propria memoria, ma non lo si ricorda. Potrebbe essere dovuto a un’interferenza con il ripristino.
- Checkup: necessità di controllare se abbiamo eseguito un compito di routine perché non ricordiamo se l’abbiamo fatto.
Disturbi prodotti in fase di riconoscimento
- Déjà-vu, déjà vecu: accade con una certa frequenza di avere la sensazione che ciò che si vive sia già stato vissuto. In realtà è un errore di riconoscimento.
- Jamais vu, jamais vecu: in questo caso il soggetto si trova in una situazione familiare, ma crede in modo erroneo che la situazione sia del tutto nuova.
- Sindrome di Capgras (illusione dello sosia): convinzione che una persona conosciuta o un parente sia stato sostituito da un sosia o un doppio.
- Criptoamnesia: un ricordo si perde parzialmente e appare nella coscienza come se fosse nuovo. La persona può, in questo modo, pensare di avere avuto un’idea originale, quando non è così. Questo fenomeno potrebbe essere alla base di molti casi di plagio.
Disturbi dissociativi
In questo gruppo di disturbi della memoria avviene una dissociazione (separazione strutturata di processi mentali che di solito appaiono integrati). Non hanno mai una causa organica, sono tutti psicogeni.
Amnesia dissociativa
Causato da un evento traumatico o molto stressante, impedisce al soggetto di ricordare informazioni vitali. Si crea così una lacuna. Può durare ore o decenni.
Fuga dissociativa
La perdita di memoria rappresenta una fuga da una situazione che crea disagio. In alcuni casi, il soggetto non ricorda come sia giunto in un posto o chi sia, in altri sì. In realtà non vi è interesse a scoprire come o perché si è arrivati lì, perché lo scopo era fuggire.
Di solito compare in età adulta, ma è raro che si verifichi dopo i 50 anni. Se è stata già vissuta a 20 anni può ricomparire a 50, ma se avviene a questa età è un evento raro. Quando ritorna al suo stato originale, prima del disturbo della memoria, il soggetto ricorda ciò che è accaduto dopo la fuga, ma non il momento precedente.
Scoprite anche: Alzheimer
Disturbo dissociativo dell’identità
È un disturbo della memoria molto raro che può iniziare durante l’infanzia, ma non attira l’attenzione che in età matura. Viene diagnosticato di più nelle donne che hanno subito abusi fin da bambine. Una volta insorto, il disturbo dura per tutta la vita se non viene trattato.
Si possono adottare da due a più personalità. In alcuni casi le identità sono complete (andatura, abbigliamento, gusti, ecc.). Le personalità possono apparire in modo contemporaneo (a un certo punto coesistono, possono interagire, combattersi…) oppure possono apparire in successione (prima una, poi l’altra).
Le personalità possono conoscersi o meno. Se non si conoscono si parla di amnesia simmetrica. Un altro caso è l’amnesia asimmetrica, in cui la personalità A conosce B, ma B non conosce A. Se tutte le personalità si conoscono, non vi è amnesia.
Un problema di questo disturbo è capire quale sia il (vero) sé primario. Alcuni autori considerano sé primario, la personalità con le caratteristiche socialmente più accettabili.
Altri sostengono che la personalità primaria sia quella che appare più spesso. Altri ancora ritengono che il sé primario dovrebbe essere quello che dura più a lungo. Quando determiniamo il sé primario, lo separiamo dalle altre personalità che prenderanno il nome di personalità ospiti.
Il passaggio da una personalità all’altra si chiama transizione. È difficile sapere quali siano i veri ricordi e quali no. È un disturbo molto complicato, di solito nasce da traumi molto gravi, come meccanismo difensivo ad una situazione. Può comparire insieme ad altri disturbi.
Disturbi di depersonalizzazione
Chi ne soffre ha una sensazione di irrealtà, come se stesse vivendo un sogno o come se il tempo si fosse fermato. Questo disturbo di solito si verifica in caso di stress molto intenso, sia nell’ambiente lavorativo che scolastico o sociale. Si distinguono principalmente due tipi:
- Depersonalizzazione: si manifesta come sensazione di estraneità a se stessi; il corpo o i processi mentali. La persona che ne soffre si sente un automa.
- Derealizzazione: si riferisce all’ambiente esterno. In questo caso, il paziente può riferire di vivere come in un film.
Disturbi della memoria: conclusioni
I disturbi della memoria vanno da semplici alterazioni benigne a condizioni invalidanti. La memoria è un processo cognitivo fondamentale per plasmare l’identità, l’apprendimento e l’esperienza del soggetto.
Se questo fallisce, il rapporto con l’ambiente e con la propria identità può essere compromesso. Pertanto, in caso di problemi di memoria, si consiglia di consultare al più presto il medico o lo psicologo.
- Landa, N., Fernández-Montalvo, J., Tirapu-Ustarroz, J., López-Goñi, J. J., Castillo, A., & Lorea, I. (2006). Alteraciones neuropsicológicas en alcohólicos: un estudio exploratorio. Adicciones, 18(1), 49-60.
- Peña-Herrera, B. (2018) Psicopatología General. Samborondón: Universidad Espíritu Santo – Ecuador.
- Restrepo, F. L. (1993). Trastornos de la memoria. Iatreia, 6(2), 87-94.
- Tirapu-Ustarroz, J., & Muñoz-Céspedes, J. M. (2005). Memoria y funciones ejecutivas. Revista de neurología, 41(8), 475-484.