Mastite: sintomi, cause e trattamento

La mastite colpisce milioni di donne in tutto il mondo. Il suo trattamento è di solito semplice e dà buoni risultati in pochi giorni ma è importante intervenire tempestivamente.
Mastite: sintomi, cause e trattamento

Ultimo aggiornamento: 22 maggio, 2021

L’allattamento al seno esclusivo è una delle migliori pratiche che le madri possano eseguire, per il legame madre-figlio che crea e per i benefici nutrizionali che offre. Tuttavia, può portare allo sviluppo di una condizione chiamata mastite. Volete sapere quali sono i suoi sintomi, cause e trattamento? Continuate a leggere!

La ghiandola mammaria è composta da lobuli e condotti per la produzione e l’espulsione del latte. La mastite non è altro che l’infiammazione di uno o più di questi lobuli, che talvolta degenera in un’infezione.

Si tratta di una condizione molto comune, soprattutto nei primi mesi dopo il parto. Diversi studi affermano che a soffrirne è il 10% delle donne che allattano; inoltre, la probabilità di svilupparla è maggiore tra la 2a e la 3a settimana del puerperio. Pertanto, è importante imparare a riconoscere i sintomi per iniziare un trattamento tempestivo.

Quali sono le cause?

Mastite e infezione batterica.
Le infezioni batteriche sono le principali responsabili della mastite.

Le principali cause della mastite sono dovute a una tecnica di allattamento non corretta e allo svuotamento incompleto del seno. Sono, di conseguenza, due le cause principali:

  • Dotto lattifero ostruito: quando il seno non viene completamente svuotato durante l’allattamento, il latte materno può aumentare la sua densità. Ciò genera piccoli grumi che finiscono per ostruire il dotto, generando l’infiammazione.
  • Ingresso di batteri nel seno: la suzione del latte da parte del bambino può generare piccole ragadi o taglietti nel capezzolo. Queste lesioni possono diventare una porta di entrata per i batteri presenti sulla pelle, che finiscono per migrare nella ghiandola e causare infezioni.
  • Proliferazione di batteri nel latte: il latte materno contiene una serie di microrganismi che permettono lo sviluppo del microbiota del neonato. Tuttavia, quando il dotto lattifero è bloccato, i batteri tendono a proliferare e causare la mastite.

Fattori di rischio

L’infiammazione delle ghiandole mammarie può avvenire a qualunque età, indipendentemente dal fatto che la donna stia allattando. Tuttavia, alcuni fattori aumentano la probabilità di soffrirne. Tra i principali fattori di rischio associati alla mastite, spiccano i seguenti:

  • Debolezza del sistema immunitario.
  • Malnutrizione.
  • Avere già sofferto di mastite.
  • Anomalie anatomiche nel seno o nel capezzolo.
  • Compressione del seno.
  • Presenza del batterio Staphylococcus aureus sulla pelle.

Sintomi della mastite

I sintomi della mastite sono caratteristici e si manifestano in breve tempo. Il sintomo principale è il dolore al seno, che può manifestarsi in modo continuo o essere avvertito solo durante la suzione.

Di solito è unilaterale, tuttavia, può diventare anche bilaterale.

Il seno interessato mostra segni di infiammazione, cioè sarà arrossato, caldo al tatto e gonfio.

Il resto dei sintomi sono molto generici e possono essere confusi con altre patologie:

  • Ispessimento della pelle o nodulo palpabile nel seno.
  • Lesioni dolorose sul capezzolo.
  • Febbre superiore a 38,5 gradi.
  • Dolori muscolari
  • Brividi.
  • Malessere.
  • Nausea e vomito

Diagnosi

Valutazione medica e mastite.
La valutazione medica è sempre necessaria.

La diagnosi di mastite si basa sulla valutazione fisica; di solito non è necessario procedere con ulteriori esami. In questo senso, il medico terrà conto dei sintomi presentati e della loro evoluzione.

I fattori da considerare sono la presenza di dolore e se questo sia associato o meno all’allattamento al seno.

Il medico ispezionerà entrambi i seni, cercando la presenza di lesioni sull’areola e il capezzolo. Dovrà anche valutare l’esistenza di noduli e spremere il capezzolo per verificare la presenza di secrezioni.

La conta dei globuli bianchi può essere utile per distinguere tra stasi del latte e mastite infettiva o non infettiva.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) consiglia un’esame di laboratorio con coltura del latte materno se non avviene una risposta agli antibiotici entro due giorni o se la mastite si ripresenta.

Trattamento della mastite

Il trattamento della mastite mira a ridurre l’infiammazione e a eliminare i batteri presenti. A tale scopo si possono assumere antibiotici ad ampio spettro per circa 10 giorni. La posologia di questi farmaci deve essere pienamente rispettata per ridurre la probabilità di recidive.

Il medico può inoltre prescrivere analgesici o antinfiammatori per ridurre il dolore e l’infiammazione.

È necessario che tutti i farmaci siano assunti sotto stretto controllo medico, poiché alcuni vengono eliminati attraverso il latte materno e quindi possono agire sul bambino.

In genere gli specialisti consigliano di non interrompere l’allattamento al seno durante la terapia, infatti l’allattamento stesso può contribuire al miglioramento dei sintomi. Potrebbe essere utile cercare un aiuto professionale per acquisire una buona tecnica di allattamento. L’obiettivo è svuotare il seno ad ogni poppata e prevenire le ricadute.

Una condizione fastidiosa ma con poche complicazioni

La mastite può essere fastidiosa perché porta il seno a essere dolorante e gonfio. Fortunatamente, il trattamento è facile e i sintomi presentati scompaiono dopo pochi giorni.

La diagnosi tempestiva è molto importante, poiché la mastite potrebbe complicarsi e provocare un ascesso mammario. È quindi di vitale importanza farsi visitare dal medico in caso di sospetta infiammazione per ottenere una diagnosi precisa e una terapia appropriata.



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