Psicobiotici: cosa sono, a cosa servono e quali sono i più efficaci
Gli psicobiotici sono batteri che, se assunti attraverso la dieta, hanno un effetto positivo sulla salute del cervello. Negli ultimi anni la scienza ha confermato la relazione intestino-cervello; è dimostrato che i cambiamenti nel microbiota hanno un impatto sul sistema nervoso.
Si è capita, quindi, l’importanza di alcuni ceppi di probiotici. Molti di questi batteri sono in grado di ridurre il rischio di sviluppare alcuni disturbi come la depressione e di migliorare la qualità della vita.
L’asse intestino-cervello
Una delle scoperte più innovative nel campo della fisiologia, negli ultimi anni, è l’esistenza dell’asse intestino-cervello. È stato possibile dimostrare che esiste una connessione tra i due organi, ovvero che si influenzano a vicenda.
Molti dei processi ansiosi, infatti, sono legati ad alterazioni della motilità intestinale, che possono portare a diarrea o stitichezza.
In questo senso, generare cambiamenti in positivo nel microbiota può essere un trattamento efficace contro varie patologie di natura nervosa. I dati di alcune ricerche indicano che l’equilibrio della flora intestinale può prevenire i processi depressivi, o addirittura migliorare la possibilità di controllarli.
Inoltre, agendo sulla permeabilità della barriera intestinale, sarebbe addirittura possibile prevenire alcune patologie legate all’invecchiamento, come l’Alzheimer. Lo afferma uno studio pubblicato su Journal of Alzheimer’s Disease.
Un cambiamento nel microbiota può generare una riduzione nel numero di composti beta-amiloidi tossici che si spostano attraverso il circolo sanguigno verso la massa del cervello, e un minor rischio di sviluppare problemi neurodegenerativi..
Psicobiotici nel trattamento delle patologie cerebrali
A partire da questa premessa, si ipotizza che gli integratori probiotici possano aiutare a prevenire e trattare un gran numero di disturbi che colpiscono il sistema nervoso centrale.
I ceppi batterici in grado di agire sulla salute del cervello sono chiamati psicobiotici; non tutti, però, hanno dimostrato di offrire un effetto, in studi a lungo termine e con campioni di grandi dimensioni.
Alcune riviste scientifiche, come il Journal of Food and Drug Analysis, hanno pubblicato risultati positivi sull’uso degli psicobiotici nel trattamento delle patologie neurodegenerative.
Gli psicobiotici possono contribuire a prevenire l’insorgenza del morbo di Parkinson e l’Alzheimer. Sono quindi sempre più consigliati a scopo preventivo, ai pazienti con una storia familiare di malattie neurodegenerative
I benefici degli psicobiotici
Gli effetti benefici che possono offrire gli integratori a base di psicobiotici sono di diverso tipo. Innanzitutto possono migliorare l’autocontrollo, poiché molti ceppi batterici agiscono inducendo cambiamenti sulle aree del cervello che controllano l’attività emotiva.
Possono essere utilizzati anche con l’obiettivo di migliorare la gestione dei processi depressivi. Soprattutto, i batteri del genere Bifidubacterium hanno dimostrato la loro efficacia in questo senso.
Con un assunzione regolare è possibile ridurre gli episodi di angoscia o ansia, migliorando la qualità della vita del paziente e permettendo un minor condizionamento nelle sue attività quotidiane.
Infine, va notato che gli psicobiotici offrono un effetto positivo sullo stress, condizione che non solo peggiora la salute del cervello, ma favorisce anche l’invecchiamento e il cattivo funzionamento degli altri organi.
Il sistema cardiovascolare, ad esempio, paga in modo indiretto le conseguenze di alti livelli di stress; aumenta così il rischio di infarto a medio termine.
Come scegliere uno psicobiotico?
Come con qualsiasi altro tipo di probiotico, la scelta di uno psicobiotico richiede una certa attenzione.
Poiché si tratta di batteri vivi, è essenziale assicurarsi che raggiungano l’intestino in tale stato. In questo modo potranno colonizzare alcune parti del tubo digerente ed esercitare le loro funzioni protettive.
Sarebbe bene che il prodotto che andiamo a scegliere abbia già dimostrato i suoi effetti in uno studio in doppio cieco, randomizzato e con placebo. Inoltre, di solito è bene che non contenga più di due ceppi di batteri, altrimenti il numero di microrganismi di ciascun tipo che raggiungono l’area target sarà ridotto.
Allo stesso tempo, si consiglia di controllare che il prodotto contenga almeno 10 8 batteri o unità formanti colonie.
Anche la forma farmaceutica è importante. La scelta migliore è acquistare un integratore in capsule, poiché sono in grado di resistere agli acidi dello stomaco e prevenire la morte dei batteri in questo tratto.
Se si sceglie un prodotto in polvere, può essere utile consumarlo insieme ad un farmaco di tipo antiacido, che aiuti a controllare il pH dello stomaco. In alternativa, si può prendere dopo i pasti, poiché proteine e lipidi possono tamponare gli acidi gastrici.
Allo stesso tempo, si può considerare anche l’aggiunta di un prebiotico che aiuti a stimolare la crescita dei batteri contenuti nel prodotto. I prebiotici non sono altro che fibre fermentescibili solubili.
Queste fibre fungono da substrato energetico per molti microrganismi e generano acidi grassi a catena corta con capacità antinfiammatorie, che sono molto benefici per l’organismo.
Alimenti fermentati come fonte di psicobiotici
Oltre a un integratore, è possibile introdurre nella dieta alimenti fermentati che contengano al loro interno batteri con capacità psicobiotiche. È il caso dei latticini come lo yogurt o il kefir.
Questo tipo di prodotti contengono microrganismi del genere Lactobacillus che hanno dimostrato di essere in grado di generare un effetto positivo sulla salute del sistema nervoso centrale. Si consiglia quindi il consumo regolare di questi alimenti, sempre nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata.
Inoltre, è importante il consumo di fibra solubile. Ciò può essere garantito includendo frutta nella dieta e cereali come l’avena.
I beta glucani contenuti in quest’ultimo alimento possono esercitare un benefico effetto modulante sul microbiota, come sottolineato da una ricerca pubblicata su The Journal of Nutritional Biochemistry.
Psicobiotici: quando sono sconsigliati
Nonostante i loro effetti benefici, in una serie di circostanze gli psicobiotici non dovrebbero essere assunti, perché potrebbero essere controproducenti. È il caso delle persone immunodepresse in cui si potrebbe verificare un’eccessiva proliferazione batterica nell’intestino; situazione che dovrebbe essere evitata in quanto negativa per la salute.
Anche in presenza di disbiosi, può essere necessario evitare questo tipo di batteri o stare più attenti nella scelta dei ceppi. Tutto questo in abbinamento a una dieta che limiti, per un certo tempo, l’apporto di fibre.
Comunque sia, prima di iniziare un trattamento con probiotici o psicobiotici è sempre opportuno chiedere consiglio al medico o allo specialista. Sono le figure che meglio possono consigliare sul modo più appropriato di assumere gli integratori, nonché il prodotto più indicato alle esigenze personali.
L’importanza di evitare le tossine
Oltre a includere psicobiotici nella dieta, è importante seguire quelle abitudini che migliorano la salute cerebrale e riducono il rischio di sviluppare patologie neurodegenerative a medio termine.
Ad esempio, occorre evitare il consumo di sostanze tossiche come l’alcol. Le bevande alcoliche, infatti, hanno un effetto negativo a livello cognitivo. Le conseguenze non sono solo temporanee, dal momento che si producono anche lesioni permanenti.
Il consumo di bevande alcoliche è associato a un aumento del rischio di sviluppare depressione e ansia, nonché a minori abilità cognitive nel corso degli anni. Sono allo stesso tempo considerati fattore di rischio per lo sviluppo di altre patologie complesse legate al cervello o ad altri organi vitali.
È importante evitare alcuni elementi tossici che possono essere presenti negli alimenti e che hanno un effetto dannoso sull’organismo. L’alluminio, che può passare dai contenitori al cibo, potrebbe aumentare il rischio di Alzheimer a lungo termine.
Il mercurio, contenuto nei pesci di taglia grossa può accumularsi nel tessuto adiposo provocando problemi cognitivi.
Anche alcuni additivi alimentari potrebbero avere questo tipo di effetto, quindi è sempre da preferire il cibo fresco. È importante, per quanto possibile, evitare il consumo di prodotti di tipo industriale ultra processati.
Questi contengono sostanze nutritive, come acidi grassi trans e zuccheri, che possono indurre cambiamenti negativi nel microbiota. La conseguenza sarà un aumento della permeabilità e del numero di composti beta-amiloidi che raggiungono il liquido cerebrospinale.
Psicobiotici, una nuova forma di trattamento
Come abbiamo visto, gli psicobiotici sono un nuovo modo per prevenire e trattare molti problemi legati al sistema nervoso centrale. È una buona abitudine, in tal senso, assicurarci che nella nostra dieta siano presenti gli alimenti fermentati. In alternativa, è possibile ricorrere agli integratori per aumentare la presenza di questi batteri.
In ogni caso è sempre consigliabile rivolgersi ad uno specialista per ottenere una consulenza precisa sul tipo di prodotto da acquistare.
Occorre, in generale, tenere presente che gli psicobiotici e i prebiotici devono essere introdotti nel contesto di una dieta sana ed equilibrata. Altrimenti non saranno in grado di esercitare il loro effetto positivo sul corpo.
- Cryan JF., O’Riordan KJ., Cowan CSM., Sandhu KV., et al., The microbiota gut brain axis. Physiol Rev, 2019. 99 (4): 1877-2013.
- Liang S., Wu X., Hu X., Wang T., et al., Recognizing depression from the microbiota gut brain axis. Int J Mol Sci, 2018. 19 (6): 1592.
- Jiang C., Li G., Huang P., Liu Z., et al., The gut microbiota and alzheimer’s diesase. J Alzheimers Dis, 2017. 58 (1): 1-15.
- Cheng LH., Liu YW., Wu CC., Wang S., et al., Psychobiotics in mental health, neurogenerative and neurodevelopmental disorders. J Food Drug Anal, 2019. 27 (3): 632-648.
- Wang H., Lee IS., Braun C., Enck P., Effect of probiotics on central nervous system functions in animals and humans: a systematic review. J Neurogastroenterol Motil, 2016. 22 (4): 589-605.
- Jayachandran M., Chen J., Chung SS., Xu B., A critical review on the impacts of b glucans on gut microbiota and human health. J Nutr Biochem, 2018. 61: 101-110.