Il cervello può sentire dolore?
Il cervello può sentire dolore? Che cos’è veramente questa sensazione?
Il dolore è la percezione di una sensazione fastidiosa e spiacevole. Esistono molti tipi di dolore, ad esempio fisico ed emotivo, ma è sempre, in realtà, una forma di protezione.
La corteccia cerebrale è la parte del cervello che esamina la sensazione che stiamo provando, la classifica e la confronta con gli altri tipi di dolore. Il talamo è invece responsabile dell’invio di quella sensazione di dolore al sistema limbico.
Quando sentiamo mal di testa, ad esempio, potremmo chiederci: ho davvero male alla testa? O sono le ossa del cranio o è il cervello? In realtà il cervello è l’organo incaricato di interpretare ed elaborare gli stimoli dolorosi, ma ciò non significa che possa provare dolore. Scoprite di più a riguardo!
Il cervello può sentire dolore?
Sebbene il cervello sia l’organo che invia la sensazione di dolore al resto del corpo, in realtà non può sentire dolore. Occorre fare una precisazione. Il cervello non è in grado di “sentire” questa sensazione, ma le aree circostanti sì. Queste aree includono le meningi, i tessuti nervosi e i vasi sanguigni.
Pertanto, quando una qualsiasi di queste aree subisce un trauma o una pressione, abbiamo il mal di testa. Non è il cervello a sentire tutto questo, sebbene possa catturarlo. Come? Grazie ai segnali inviati da speciali recettori localizzati in diverse parti del corpo. Questi segnali viaggiano attraverso il midollo spinale e terminano nel cervello (nel talamo ).
Il talamo è situato al centro del cervello, sopra l’ipotalamo. Ha il compito, tra le altre cose, di dirigere quella sensazione di dolore ad altre parti del cervello in modo che le traducano in una reazione “corretta”, ad esempio: febbre, freddo, dolore, ecc.
Il cervello non contiene recettori del dolore
Andiamo un po’ più a fondo della questione, anche se abbiamo già escluso che il cervello possa sentire dolore.
I recettori del dolore sono chiamati nocicettori. Quando uno stimolo proveniente dall’ambiente esterno o interno attiva un nocicettore, avviene la sensazione di dolore. Pertanto, quando un nocicettore viene stimolato (ad esempio quando tocchiamo qualcosa che scotta), questa struttura locale trasmette il segnale di dolore al cervello attraverso il midollo spinale.
Troviamo nocicettori all’interno del corpo (negli organi) e all’esterno (nella pelle, per esempio). È curioso che non ci siano recettori del dolore nel cervello e che i nocicettori si trovino in altri tessuti. Questo ci permette di capire perché il cervello non può sentire dolore.
Non sente ma riceve e interpreta
Il cervello, quindi, riceve l’informazione inviata dai nocicettori distribuiti in tutto il corpo, la interpreta, ma non la “sente” come dolorosa.
D’altra parte, le strutture vicine al cervello, come abbiamo già accennato, contengono nocicettori (ad esempio, le meningi).
Uno dei vantaggi dell’assenza di nocicettori nel cervello è che può essere operato in anestesia locale, come spesso accade.
Un vantaggio negli interventi chirurgici al cervello
Il fatto che il cervello non senta dolore può essere utile in alcuni casi. Ad esempio, negli interventi di neurochirurgia.
In questo tipo di operazione, il cranio viene fissato con delle viti a una struttura che impedisce al paziente di muoversi; l’anestesia è locale e viene applicata solo ai tessuti che occorre incidere per raggiungere il cervello.
Si è quindi svegli e vigili; in questo modo il chirurgo può ottenere dal paziente stesso informazioni immediate e utili per l’intervento.
Il cervello non sente dolore, ma interpreta il segnale
Abbiamo visto che, sebbene il cervello non possa sentire dolore, può interpretarlo. Cioè, interpreta i segnali che riceve dai nocicettori distribuiti in tutto il corpo.
Pertanto, molti neurologi preferiscono affermare che il cervello “genera” il dolore, poiché è l’organo che ci avverte del pericolo.
I nocicettori, dopo aver rilevato un cambiamento fisico, di pressione, chimico o termico, avvisano il cervello. Il midollo spinale è la struttura attraverso cui circola l’informazione, collegando il recettore con il cervello.
Il cervello interpreta quell’informazione e “decide” che si tratta di dolore. Cosa fa una volta che ha interpretato l’informazioni? Emette una risposta che è condizionata da chi siamo, da come siamo fatti e da ciò che abbiamo vissuto (le nostre esperienze).
Successivamente viene elaborato un comando. Ad esempio, se abbiamo rilevato uno stimolo pericoloso (dolore), è probabile che l’ordine emesso dal cervello (ordine che viene inviato, ancora una volta, attraverso il midollo spinale) sarà quello di sollevare la mano, correre, saltare, ecc.
E il mal di testa?
Il mal di testa può avere origine in diverse zone: nella cute della testa, nelle meningi, nelle arterie del cranio o nei muscoli del collo (attraverso una contrattura cervicale). Cosa succede in questo caso? Che il cervello interpreta questi segnali e “decide” se è dolore o qualcos’altro.
Nel caso dell’emicrania, un mal di testa specifico, la sua origine si trova spesso nel circolo sanguigno. Pertanto, quando la circolazione nella testa, venosa o arteriosa, è disturbata, i nocicettori presenti sui vasi sanguigni avvertono il cervello. Questo spiegherebbe perché alcuni farmaci per il mal di testa agiscono modificando la vasocostrizione.
Non tutto è come sembra
In breve, sebbene il cervello non possa sentire il dolore, può “generarlo” e interpretarlo. Siamo noi, l’essere umano, a provare il dolore, sia fisico che emotivo.
Questo può farci credere erroneamente che anche il cervello lo senta. Il tessuto cerebrale ci collega con l’esterno attraverso la percezione del dolore; allo stesso tempo, il cervello ci consente di interpretare il nostro ambiente interno, sempre attraverso i nocicettori distribuiti negli organi.
Talvolta il dolore è così intenso che non ci permette di capire quale parte di noi lo stia effettivamente provando, perché lo sentiamo “nel suo insieme”. E il cervello ha molto a che fare con tutto questo, anche se non lo sente in modo diretto.
Attraverso il cervello interpretiamo emozioni, gesti, sensazioni, comportamenti… che vengono confrontati, molte volte, con il dolore già sperimentato nel corso della nostra vita.
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