Che cos'è la nutrigenetica e a cosa potrebbe contribuire?
La nutrigenetica è una branca della scienza che studia le relazioni tra diversi geni e la risposta di un dato soggetto alla dieta. In altre parole, questa disciplina indaga come il carico genetico determini la capacità dell’organismo di digerire e metabolizzare i diversi nutrienti, per il loro successivo utilizzo.
Nonostante ci sia ancora molto da scoprire in termini di genoma, negli ultimi anni sono stati fatti molti progressi in questo campo. Sono stati scoperti alcuni polimorfismi in alcuni geni che possono determinare la risposta a determinati nutrienti presenti negli alimenti di tutti i giorni. Conoscere precisamente queste interazioni permetterebbe la preparazione di un’alimentazione totalmente individualizzata.
Applicazioni di nutrigenetica
Attualmente non è possibile modificare l’informazione genetica di un soggetto già sviluppato. Tuttavia, conoscerla a fondo potrebbe determinare molti aspetti della sua quotidianità, secondo uno studio pubblicato su Nutrients. Ad esempio, ci sono persone che lavorano meglio durante le prime ore della giornata, mentre altre lo fanno di notte. Questa variabilità si riflette nei geni.
Allo stesso modo, non tutte le persone hanno la stessa capacità di metabolizzare un determinato nutriente. Mentre alcuni rispondono bene al consumo di grassi saturi, altri hanno problemi di digestione. Questo fenomeno può rispondere a variazioni del microbiota intestinale, ma anche a differenze del materiale genetico, responsabile dell’espressione di tutte le caratteristiche di un soggetto.
È inoltre necessario evidenziare che molte intolleranze alimentari sono caratterizzate da una forte componente genetica. Un esempio è l’intolleranza al lattosio. Molte volte risponde a un processo di disbiosi intestinale. Tuttavia, può anche essere correlato alla comparsa di un polimorfismo genetico che inibisce la produzione di lattasi.
Il rapporto tra nutrigenetica e alimentazione
Fino a poco tempo fa, le raccomandazioni dietetiche si basavano su studi condotti su ampi campioni di popolazione, ma non tenevano conto delle variazioni individuali tra i soggetti. Sulla base di queste indagini, sono stati stabiliti consigli generali sulla dieta. Alcuni di loro, validi per una grande maggioranza. Ad esempio, sebbene la tolleranza ai grassi trans possa non essere la stessa per tutti gli individui, è stato dimostrato che sono potenzialmente dannosi per tutti.
Esistono però altri nutrienti i cui effetti dipendono molto di più dal carico genetico del soggetto. Stiamo parlando, tra gli altri, dei carboidrati. Le differenze possono essere viste tra i diversi individui in termini di capacità di assimilazione. Un altro fattore che può influenzare gli effetti dei carboidrati è la distribuzione percentuale delle fibre muscolari. Pertanto, una persona con un’elevata quantità di fibre veloci assimilerà questi nutrienti in modo molto più efficiente rispetto a un soggetto con una predominanza di fibre lente.
La nutrigenetica oggi
Nonostante il fatto che tutte queste informazioni sembrino molto utili per individualizzare la dieta, oggi abbiamo ancora alcune limitazioni al riguardo. Innanzitutto, sono stati identificati pochi geni in grado di determinare gli effetti del cibo. Esistono ricerche su alcuni polimorfismi che influenzano il metabolismo dei nutrienti, ma sono pochi e la loro conoscenza non è ancora ampia.
D’altra parte, i test genetici per scoprire che profilo del DNA ha un certo soggetto sono ancora molto costosi, non sono alla portata di tutti. Ciò preclude la possibilità di effettuare uno studio a livello di consultazione nutrizionale, al fine di generare raccomandazioni basate sulle conoscenze attuali. Tuttavia, si prevede che nei prossimi anni il prezzo di questi test scenderà, al fine di implementarli sistematicamente nella realtà del nutrizionista, ottenendo così un trattamento molto più preciso.
Anche così, per arrivare a questa situazione, dovranno ancora passare alcuni anni. Le voci più ottimiste assicurano che questo punto potrebbe essere raggiunto entro i prossimi 10 anni, il che significherebbe una grande rivoluzione nel mondo della salute.
Va tenuto presente che un’alimentazione così precisa non solo aumenterebbe la qualità e l’aspettativa di vita, ma ridurrebbe anche la necessità di farmaci. Bisognerà anche vedere come si comporta l’industria farmaceutica in questo senso, poiché ci sono in gioco alcuni interessi economici che possono generare conflitti.
Malattie complesse e geni
La nutrigenetica non solo fornisce informazioni su come l’organismo è in grado di processare determinati alimenti o nutrienti, ma permette anche di conoscere come l’assunzione di alcune sostanze interagisce con il rischio di sviluppare patologie complesse. Lo dimostra uno studio sulla rivista Nutrients pubblicato nel 2018. Questo articolo indaga come le variazioni genetiche individuali possono modificare l’incidenza delle patologie cardiovascolari.
Inoltre, viene studiato anche il modo in cui gli acidi grassi influenzano il profilo lipidico in base ai polimorfismi genetici riscontrati in ciascun soggetto. In questo modo la genetica può modulare il comportamento dell’organismo di fronte all’ingestione di un determinato nutriente, riflettendo tale comportamento nelle variazioni del colesterolo nel sangue.
Anche se oggi sappiamo che il colesterolo non è un marker eccessivamente accurato delle malattie cardiovascolari, può fornire utili informazioni su come funziona il corpo.
Allo stesso modo, l’obesità può essere un’altra patologia fortemente influenzata dalla componente genetica. Sono stati rilevati alcuni polimorfismi che causano una tendenza all’accumulo di peso grasso, soprattutto dall’assunzione di alcuni tipi di carboidrati. Il fatto di identificare tutte queste variazioni potrebbe significare un grande passo avanti quando si tratta di generare una linea guida nutrizionale veramente individualizzata ed efficace per quanto riguarda la lotta al sovrappeso. Ciò è dimostrato da una pubblicazione sulla rivista Critical Reviews in Food Science and Nutrition.
Un campo complesso
La nutrigenetica è uno dei campi più complessi in termini di nutrizione. L’identificazione dei polimorfismi genetici e il loro coinvolgimento richiede tecniche complicate. Inoltre, è necessaria una profonda conoscenza della fisiologia per interpretare i percorsi che modificano e come si comportano in base alla variabilità esistente.
Attualmente ci sono pochi professionisti qualificati in questa materia, dal momento che non è accessibile a tutti. La ricerca è in carico ai medici del settore e ci sono diverse linee da affrontare, molte delle quali legate all’obesità o alla prevenzione di patologie complesse come il cancro. Il carico genetico è probabilmente fondamentale per determinare l’aspetto di una massa tumorale e l’interazione tra geni e cibo può essere in grado di evitare questa situazione. O almeno ridurre il rischio che accada.
Tuttavia, ci sono molte incognite per quanto riguarda le malattie complesse. Per questo motivo, non solo è necessario conoscere i geni che aumentano il rischio di insorgenza, ma anche i meccanismi fisiologici che li sostengono. Ulteriori ricerche in entrambi i campi saranno essenziali per debellare questo tipo di patologia, che causa così tante morti nei paesi sviluppati.
Oltre la nutrigenetica
Nonostante la vasta e approfondita conoscenza dei geni e delle loro variazioni possa rappresentare un punto di svolta per quanto riguarda l’alimentazione, ci sono alcune massime estendibili a buona parte della popolazione. Per questo la consulenza sanitaria può essere offerta a livello generale, sia nel campo dell’alimentazione che in quello delle abitudini di vita.
In questo modo, sebbene gli zuccheri semplici non facciano sentire ugualmente male a tutti, è noto che il loro consumo al di fuori del contesto sportivo non è indicato. È utile limitare l’assunzione, utilizzando sempre carboidrati complessi. Allo stesso modo, un aumento dell’apporto alimentare di fibre riesce a migliorare lo stato di salute.
Parallelamente, anche gli additivi sono sostanze con cui occorre prestare attenzione. È chiaro che non tutti gli individui rispondono allo stesso modo a queste sostanze chimiche. Tuttavia, in alcuni casi la sua salute non è garantita, quindi la prudenza è la migliore raccomandazione che si possa offrire oggi.
Non dobbiamo nemmeno dimenticare che esistono strategie dietetiche che si sono dimostrate efficaci per la perdita di peso, indipendentemente dalle differenze genetiche. Servono anche a ridurre il rischio cardiovascolare. Parliamo, tra gli altri, del digiuno intermittente, della diminuzione dei carboidrati nella dieta o dell’aumento del consumo di acidi grassi insaturi.
Nutrigenetica, la prossima grande rivoluzione
Con il passare degli anni la tecnologia riuscirà a cambiare molti degli interventi attuali. Alcuni di loro hanno a che fare con ciò che accade all’interno di una consulenza nutrizionale. Una conoscenza approfondita del genoma consentirà di offrire raccomandazioni molto più precise e individuali. In questo modo la percentuale di successo dell’intervento nutrizionale aumenterà sensibilmente.
Tuttavia, c’è ancora tempo per raggiungere questo scenario utopico. La realtà è che, fino ad oggi, non disponiamo della tecnologia necessaria per estendere questo studio alla popolazione generale. È troppo costoso e mancano informazioni su molti polimorfismi, dal momento che ne sono stati identificati solo pochi. Ciò non significa che i progressi consentiranno presto un approccio a questo metodo di intervento che si postula essere così preciso.
Il progresso dell’intelligenza artificiale guiderà i progressi nel sequenziamento del genoma, che avrà un impatto positivo sulla nutrigenetica. Da questo punto sarà più facile realizzare linee guida individuali che soddisfino le aspettative create al riguardo.
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