Allergia all'ambrosia: tutto quello che c'è da sapere
Per chi soffre di allergia, la primavera è la stagione più temuta. Tuttavia, alcuni allergeni sono presenti in altre stagioni dell’anno, come il polline dell’ambrosia. L’allergia all’ambrosia causa migliaia di casi di rinite ogni anno e la sua prevalenza si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo.
L’ambrosia è un’erba che cresce in luoghi aridi dei continenti americano ed europeo. È uno dei principali responsabili delle reazioni allergiche, per la facilità con cui cresce e per la quantità di polline che produce. Oggi vi diciamo tutto ciò che dovete sapere al riguardo, inclusi alcuni suggerimenti per ridurre al minimo l’esposizione.
Che cos’è l’allergia all’ambrosia?
La reazione allergica all’ambrosia si verifica quando si entra in contatto con il polline. A differenza di altre piante, e come sottolinea Asthma and Allergy Foundation of America, i suoi fiori raggiungono la maturità tra l’estate e l’autunno.
In queste stagioni il polline viene rilasciato tra le 10:00 e le 15:00 e può percorrere centinaia di chilometri grazie al vento.
Secondo i ricercatori, l’ambrosia è il terzo allergene più comune, con tassi di sensibilizzazione che vanno dal 26% negli Stati Uniti al 45% in Canada. La sua espansione in nuovi territori sta avanzando rapidamente.
Ciò è dovuto, secondo gli studi, al cambiamento climatico; poiché la pianta può ora crescere in aree che in precedenza avevano un clima più freddo.
In breve, possiamo evidenziare le seguenti caratteristiche dell’allergia all’ambrosia:
- È più comune nel mese di settembre.
- Raggiunge il suo picco alle 12:00 pm.
- Il polline può percorrere più di 500 chilometri attraverso le correnti d’aria.
- Un’alta percentuale della popolazione ne è sensibile.
- La pianta, sebbene originaria del Nord America, si è diffusa in quasi tutte le regioni del mondo.
Allergia all’ambrosia e sindrome orale allergica
L’allergia all’ambrosia è anche chiamata febbre da fieno da ambrosia. È legata ad alcune allergie alimentari, attraverso una condizione chiamata sindrome orale allergica. Si tratta di una reazione crociata in cui l’organismo non è in grado di distinguere la proteina del polline da quella di alcuni alimenti (sono molto simili).
Quando ciò accade, reagisce come farebbe di fronte al polline della pianta. Pertanto, è possibile manifestare sintomi di allergia quando si mangia melone, semi di girasole, banana e anguria, tra gli altri. Questo accade solo nei pazienti con sensibilità verso questa pianta.
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Quali sono i sintomi dell’allergia all’ambrosia?
Come sottolinea l’American College of Allergy, Asthma & Immunology, la reazione allergica dovute al contatto con il polline delle piante non si distingue da altri tipi di sensibilità. È quindi possibile presentare quanto segue:
- Congestione nasale.
- Starnuti.
- Irritazione agli occhi.
- Infiammazione.
- Rinorrea.
- Prurito.
- Respiro sibilante.
- Tosse.
Chi sviluppa una sindrome orale allergica, sperimenterà gonfiore delle labbra, della lingua o della gola accompagnato da prurito. In rari casi sviluppa una grave reazione anafilattica, ma ciò dipende dal grado di sensibilità.
Questa sindrome può anche essere causata dal polline di betulla e dall’erba, quindi è importante trovare la causa esatta.
Come viene trattata l’allergia all’ambrosia?
L’allergia all’ambrosia ha diverse opzioni di trattamento: cambiamenti nello stile di vita e opzioni farmacologiche. Dei primi parleremo nel prossimo paragrafo, in questo ci concentreremo sui farmaci che possono essere utilizzati per contrastare la reazione. Evidenziamo quanto segue:
- Antistaminici: è il trattamento principale per contrastare gli effetti di una reazione. La loro funzione è quella di bloccare la produzione di istamina, la sostanza che il corpo secerne a causa dell’ipersensibilità e che provoca i sintomi; quindi la sua assenza allevia i classici segni della reazione.
- Corticosteroidi: sono usati per ridurre l’infiammazione. Di solito assunti tramite compresse o decongestionanti, devono essere usati con cautela perché possono causare irritazione. Per questo motivo, sono consigliati nei casi moderati o gravi.
- Immunoterapia: consiste nel desensibilizzare il paziente in modo che il corpo non reagisca come avviene in presenza del polline. Vengono utilizzate compresse o vaccini con composti allergenici. Studi e ricerche ne supportano l’uso come terapia preventiva.
Non è raro che gli allergologi raccomandino di assumere farmaci o vaccini prima che inizi la stagione ad alto rischio per l’ambrosia. Consultate lo specialista se rientrate in una categoria a rischio e informatevi, inoltre, se siete candidati per l’immunoterapia.
Consigli per i pazienti allergici
Oltre a seguire il trattamento indicato, è bene includere una serie di abitudini per ridurre l’esposizione. Tra le più importanti segnaliamo le seguenti:
- Evitare di uscire durante le ore di maggiore presenza di polline nei mesi dell’ambrosia.
- Considerare l’acquisto di un deumidificatore, un filtro dell’aria antiparticolato.
- Tenere le finestre chiuse durante la stagione di rilascio del polline.
- Accendere l’aria condizionata in casa e in macchina per evitare l’accumulo di allergeni.
- Non asciugare i vestiti all’aria aperta poiché potrebbero accumulare particelle di polline.
- Scegliere come meta di vacanza, se possibile, località a minore rischio, soprattutto in caso di reazione particolarmente forte.
- Passare regolarmente l’aspirapolvere in casa.
- Indossare occhiali e mascherina quando si è all’aria aperta nei periodi di picco massimo.
Ricordate, inoltre, di portare sempre con voi un’iniezione di adrenalina se siete inclini a un attacco anafilattico. Sebbene sia un evento raro, chiedete allo specialista quali rischi correte di svilupparlo e come utilizzare l’iniezione in caso di bisogno.
Potete anche indossare collane o braccialetti che avvertono che siete una persona allergica. La cosa più importante è tuttavia evitare l’allergene, così come gli alimenti che il corpo può scambiare per esso. Per maggiori dettagli, consultate lo specialista per determinare l’intero spettro di sensibilità ai trigger.
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